giovedì, 18 Aprile, 2024
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I soldi del benessere – animale

Verso un’etichetta europea per certificare gli allevamenti virtuosi. Che avranno i sostegni della Pac solo se aderiranno ai programmi volontari di classificazione sul rischio e di verifica sulle condizioni di allevamento. Il punto negli incontri promossi dalla Regione Emilia Romagna.

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Il progetto Farm to Fork, che in italiano si può tradurre dal campo alla tavola, continua il suo percorso a dispetto delle molte criticità che lo riguardano, dal contestato taglio degli agrofarmaci a quello dei concimi e non solo.

Criticità che coinvolgono da vicino anche gli allevamenti, chiamati a ridurre impiego di farmaci e a migliorare il benessere degli animali. Un percorso che la zootecnia ha intrapreso da tempo come si può leggere su Agronotizie.

Un’etichetta per il benessere

Intanto la Commissione Europea è al lavoro per predisporre un quadro normativo, presumibilmente entro quest’anno, che si concluderà mettendo a punto un sistema di etichettatura sul benessere animale che terrà conto di tutti i fattori in gioco, dalle gabbie al trasporto.

Lo ha anticipato Andrea Gavinelli, alla guida dell’Unità Benessere Animale della Direzione Generale Salute della Commissione Europea.

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L’occasione per anticipare questa notizia è venuta dall’incontro promosso dalla Regione Emilia Romagna per fare il punto su questi temi.

Fra gli obiettivi delle norme allo studio anche quello di uniformare i sistemi di etichettatura volontaria che già sono presenti in numerosi paesi europei.

Ma c’è ancora incertezza sul sistema da adottare, in particolare se renderlo obbligatorio o lasciarlo su base volontaria.

Benessere e nuova Pac

Un deciso impulso a migliorare il benessere animale sarà dato dalla nuova Pac, i cui sostegni saranno in alcuni casi vincolati (ecoschema uno) al rispetto di quanto previsto in tema di benessere animale.

Partono in una posizione di vantaggio gli allevamenti emiliano romagnoli, che a fronte di un numero di controlli superiore rispetto a quanto richiesto dalla normative comunitarie, ha registrato lo scorso anno irregolarità in circa il 15% dei casi ma prevalentemente per soli requisiti strutturali.

Come evidenziato da Giovanna Trambajolo del settore Sanità della regione Emilia Romagna, le criticità maggiori si riscontrano nel trasporto, in particolare per gli avicoli.

Resta in ogni caso la necessità di mettere a punto delle linee guida che diano agli ispettori parametri di valutazione certi.

Si rischia altrimenti di creare disparità fra gli allevamenti, alterando la competitività sui mercati. Cosa che già avviene in alcuni casi con le importazioni.

Un metro per il benessere

Che il benessere animale non sia facile da misurare lo ha messo in evidenza Sergio Ghidini dell’Università di Parma. Ma anche in questo campo si attendono progressi.

Preso atto della difficoltà e dei costi per le valutazioni del benessere direttamente in azienda, si è immaginato di poter affiancare a queste ispezioni sul campo, anche una verifica al macello.

E’ andata in questa direzione una ricerca che ha coinvolto 600 partite di suini provenienti da 200 diverse aziende.

Si è così scoperto come dall’esame della cute o dalla presenza o meno di mutilazioni delle code, sia possibile individuare le situazioni più a rischio, sulle quali intensificare i controlli.

Attenti agli antibiotici

Oltre al benessere, l’altro campo su quale è necessario concentrare l’attenzione è quello dell’impiego di antibiotici, il cui uso non corretto è fra le principali cause dei fenomeni di resistenza da parte di un crescente numero di batteri.

Ne ha parlato Gabriele Costantino dell’Università di Parma, che ha paragonato l’importanza di questi farmaci, la cui scoperta è avvenuta nemmeno un secolo fa, a quella di altre invenzioni che hanno profondamente interagito con  la vita dell’uomo, come ad esempio l’elettricità.

Se l’attesa di vita dell’uomo è così cresciuta negli ultimi anni, il merito è anche degli antibiotici, come pure la riduzione della mortalità infantile, un tempo assai elevata.

Ma ora si potrebbe tornare ai tempi bui di quando gli antibiotici non esistevano.

Se la formazione di ceppi resistenti può considerarsi un evento naturale, correlato all’uso stesso degli antibiotici, la grande crescita di questo fenomeno riconosce due fattori: l’uso improprio e una eccessiva presenza di queste molecole nell’ambiente, al quale si aggiunge il mancato impegno nella ricerca di nuovi principi attivi.

Sulla ricerca si può intervenire, ma i tempi sono lunghi.

Nel frattempo non c’è altra strada che limitare l’uso degli antibiotici ai casi di reale necessità. In campo veterinario, certamente, ma non meno in medicina umana.

Una situazione grave

Il crescere dell’antibiotico resistenza è un problema globale, che coinvolge tutti gli stati, europei e non, seppure con modulazioni diverse.

La gravità della situazione è stata messa in luce da Ernesto Liebana, a capo del gruppo rischi sanitari di Efsa, l’Ente Europeo per la Sicurezza Alimentare.

L’Italia, seppure in misura minore rispetto ad altri paesi europei, registra un numero elevato di ceppi batterici resistenti.

E’ questa la situazione registrata fra il 2019 e il 2020. Da allora l’impiego degli antibiotici si è ridotto in modo significativo negli allevamenti e la situazione dovrebbe essere destinata a migliorare.

Purché anche in campo umano si proceda con analogo impegno nell’utilizzare antibiotici solo quando necessario.

Il problema dell’antibiotico resistenza, infatti, va affrontato nell’ottica della filosofia One Health, tenuto conto che la salute degli animali è intimamente connessa a quella dell’uomo e viceversa.

Gli strumenti a disposizione

Molto tuttavia si può ancora fare e va in questa direzione quanto si va realizzando con Classyfarm, la piattaforma di classificazione delle aziende sulla base di molteplici fattori, dalla salute degli animali al loro benessere.

Poi l’introduzione della ricetta elettronica veterinaria, grazie alla quale è possibile monitorare quali e quanti farmaci sono utilizzati su ogni animale.

A queste iniziative si aggiunge il recente avvio del Sistema Qualità Nazionale Benessere Animale (Sqnba) con il quale si certificano le produzioni che vanno oltre il rispetto delle norme di base.

A parte la ricetta elettronica, il cui uso è obbligatorio, sia Classyfarm che Sqnba prevedono una partecipazione volontaria.

L’aver legato la corresponsione dei sostegni comunitari alla partecipazione a queste piattaforme di eccellenza sarà indubbiamente un forte incentivo.

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