giovedì, 18 Aprile, 2024
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Vite, ecco come si diventa potatori e quanto si guadagna

Le aziende vitivinicole sono alla costante ricerca di potatori esperti. Ma come si fa ad imparare il mestiere? E quanto guadagna un potatore? Facciamo il punto.

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Finita la vendemmia le aziende vitivinicole sono nel pieno della potatura dei vigneti. Una operazione fondamentale per pianificare la produttività delle piante per l’anno successivo. Con la potatura infatti si gettano le basi per lo sviluppo vegetativo e quindi per la produzione di uva in primavera.

Ma le aziende agricole hanno un problema: non trovano potatori. Dalla Sicilia al Piemonte, dal Trentino alla Puglia, nelle campagne scarseggiano potatori esperti, operai che siano in grado di prendere in mano delle forbici e scegliere quali rami tagliare e quali invece tenere.

Quanto guadagna un potatore di vite?

Una delle domande che spesso viene fatta da chi aspira a questo mestiere è quanto si guadagna a potare le viti. La risposta è variabile, nel senso che dipende dall’esperienza e dal rapporto con l’azienda agricola. In generale possiamo dire che un potatore alle prime armi guadagna circa 1.200 euro al mese, che equivale al livello di operaio agricolo specializzato.

Il contratto prevede quaranta ore in vigneto alla settimana, che possono essere spalmate su cinque o sei giorni, a seconda delle esigenze aziendali e dell’andamento meteo. Il periodo in cui è richiesto il lavoro dei potatori va da novembre dicembre fino a febbraio marzo, il periodo cioè in cui le piante sono a riposo ed è possibile potarle.

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I contratti sono a tempo determinato, nel senso che l’operaio viene assunto per un lasso di tempo definito, due, tre mesi, il tempo necessario a completare le operazioni di potatura. Sempre più spesso poi la singola azienda agricola non assume direttamente il potatore, ma si rivolge ad una cooperativa che fornisce il servizio completo. L’operaio dunque è assunto dalla cooperativa.

Fatte queste premesse il lavoro del potatore può non sembrare molto allettante in quanto la paga non è elevata e il periodo di lavoro è breve. Ma la retribuzione, come il rapporto di lavoro, può migliorare sensibilmente in certe condizioni.

Ad esempio, se il potatore dà prova di essere bravo nel suo lavoro può diventare caposquadra e coordinare quindi il lavoro di altri potatori. Inoltre, proprio a causa della scarsità di manodopera, le aziende agricole, se possono, legano a sé gli operai con contratti a tempo indeterminato. In questo caso però l’operaio deve sapere anche fare le altre operazioni colturali (legature, trattamenti fitosanitari, potatura verde, eccetera).

Le aziende, soprattutto quelle di grandi dimensioni con tanti ettari sparsi su un territorio più o meno vasto, tendono ad assumere o a chiamare anno dopo anno gli stessi potatori, offrendogli anche cifre superiori ai minimi tabellari. Ma devono sapere di potersi fidare: l’operaio deve dunque essere affidabile, conoscere le diverse vigne ed effettuare tagli a regola d’arte.

Come si diventa potatori di vite?

Per potare le viti non serve un patentino o un diploma, visto che moltissimi potatori sono figli d’arte o hanno appreso le regole del lavoro sul campo. Esistono però dei corsi organizzati dalle organizzazioni di categoria oppure dagli enti territoriali (regioni, province, comuni).

Per chi fosse interessato la cosa migliore è proprio quella di rivolgersi alle sedi locali delle associazioni di categoria o agli uffici sul territorio della regione di appartenenza. Di solito i corsi vengono organizzati nel periodo invernale, portando gli aspiranti potatori in campo e mostrando loro in pratica come si pota una vite.

Ci sono poi corsi di potatura di alto livello, come quelli organizzati all’interno di percorsi universitari. In questo caso lo studente impara a potare la vite come operazione da inserire in un contesto più ampio di cura del vigneto.

Tagliare non significa potare

Una piccola nota a margine. A chi si vuole avvicinare a questa professione è bene ricordare che potare non è sinonimo di tagliare. Quello del potatore è un vero e proprio mestiere che si impara a scuola o direttamente in campagna. Potare significa tagliare i rami non necessari alla produttività e al rinnovamento della vite l’anno successivo. Bisogna quindi riconoscere lo sviluppo della pianta e intervenire lì dove necessario.

Così come una buona potatura permette alla vite di esprimersi al meglio, dei cattivi tagli compromettono la produttività. Il potatore, guardando una vite, deve riconoscere quale tralcio e quali gemme tenere. Sapere come potare significa diventare una risorsa per le aziende e quindi avere migliori chance di trovare lavoro e avere salari migliori.

Anche perché la concorrenza oggi viene dai robot. Se la potatura meccanizzata è applicabile solo a certe forme di allevamento e facilita il lavoro del potatore, che deve solo „rifinire” ciò che la macchina ha preimpostato, i robot di potatura oggi allo studio in tutto il mondo riescono a fare tagli selettivi sulla pianta e quindi imitano sempre più fedelmente il lavoro di un potatore esperto.

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