I ministri dell’Ambiente dei Paesi europei hanno dato il via libera definitivo alla legge sul ripristino della natura al Consiglio ambiente in corso a Lussemburgo.
La legge è passata con una maggioranza ristretta di 20 Paesi che rappresentano il 66% della popolazione UE, poco sopra la soglia del 65% per l’approvazione in seno al Consiglio dell’Unione europea.
L’Italia è tra i sei Paesi che hanno votato contro (gli altri sono Finlandia, Polonia, Olanda, Svezia e Ungheria), mentre il Belgio, che presiede il Consiglio UE, si è astenuto.
Fondamentale per il passaggio della legge è stata la decisione della ministra dell’Ambiente austriaco, Leonore Gewesller.
La ministra austriaca, membro dei Verdi, aveva annunciato domenica (17 giugno) che avrebbe votato a favore del disegno di legge, scavalcando il partner di coalizione del suo partito, il Partito popolare conservatore al governo (OeVP), che si oppone.
Il cancelliere di destra austriaco, Karl Nehammer, ha dichiarato lunedì che è „illegale” da parte del suo ministro del clima votare a favore di una proposta di legge dell’Unione europea sul ripristino della natura. Prima del voto alla riunione del Consiglio UE il capo del governo di Vienna aveva promesso che avrebbe fatto ricorso alla Corte di giustizia europea in caso di un voto favorevole da parte della ministra Gewessler.
In una lettera al premier belga De Croo, il cancelliere austriaco ha indicato che in base alla procedura del Consiglio UE, la Repubblica d’Austria aveva già comunicato la sua astensione, sottolineando che tale posizione, notificata, era basata su un parere uniforme dei governi regionali (Bundeslander), vincolante per il governo federale ai sensi del diritto costituzionale austriaco.
A fronte di ciò, secondo Nehammer, la ministra Gewessler non avrebbe potuto dare il suo consenso alla Legge sul ripristino della Natura.
Anche la Slovacchia, che in precedenza aveva pubblicamente espresso dubbi sulla proposta, ha sostenuto il testo.
In Parlamento, la legislazione ha dovuto affrontare una significativa opposizione da parte del Partito popolare europeo (PPE), di centrodestra, che ha sollevato preoccupazioni circa l’impatto sul settore agricolo dell’UE, un’opposizione poi alimentata dalle proteste organizzate dagli agricoltori nei mesi scorsi.
Il testo era riuscito a superare il voto del Parlamento europeo con 329 voti a favore e 275 contrari.
Cosa prevede la legge
Considerata uno dei punti chiave del Green deal europeo, ma anche il più controverso e contestato, la Legge sul ripristino della natura mira a mettere in atto misure per ripristinare almeno il 20% delle aree terrestri e marittime dell’UE entro il 2030 e tutti gli ecosistemi che necessitano di ripristino entro il 2050.
Stabilisce inoltre obiettivi e obblighi specifici e giuridicamente vincolanti per il ripristino della natura in ciascuno degli ecosistemi elencati, da quelli terrestri a quelli marini, d’acqua dolce e urbani.
Il regolamento mira a mitigare il cambiamento climatico e gli effetti dei disastri naturali. Aiuterà l’UE a rispettare i suoi impegni ambientali internazionali e a ripristinare la natura europea.
Il regolamento copre una serie di ecosistemi terrestri, costieri e d’acqua dolce, forestali, agricoli e urbani, comprese le zone umide, le praterie, le foreste, i fiumi e i laghi, nonché gli ecosistemi marini, comprese le fanerogame marine e i letti di spugne e coralli.
Fino al 2030, gli Stati membri daranno priorità ai siti Natura 2000 nell’attuazione delle misure di ripristino. Sugli habitat ritenuti in cattive condizioni, come elencati nel regolamento, gli Stati membri adotteranno misure per ripristinare: almeno il 30% entro il 2030; almeno il 60% entro il 2040; almeno il 90% entro il 2050.
Il regolamento stabilisce requisiti specifici per diversi tipi di ecosistemi, compresi terreni agricoli, foreste ed ecosistemi urbani.
In base al testo della Legge, gli Stati membri metteranno in atto misure volte a migliorare due di questi tre indicatori: la popolazione di farfalle delle praterie, lo stock di carbonio organico nei terreni minerali delle terre coltivate e la quota di terreni agricoli con caratteristiche paesaggistiche ad elevata diversità.
Altre misure chiave di questa nuova legge sono l’aumento della popolazione di uccelli forestali e la garanzia che non vi sia alcuna perdita netta negli spazi verdi urbani e nella copertura delle chiome degli alberi fino alla fine del 2030.
Gli Stati membri metteranno poi in atto misure volte a ripristinare le torbiere drenate e a contribuire a piantare almeno tre miliardi di alberi aggiuntivi entro il 2030 a livello dell’UE. Per trasformare almeno 25.000 km di fiumi in fiumi a corso libero entro il 2030, gli Stati membri adotteranno misure per rimuovere le barriere artificiali alla connettività delle acque superficiali.
Secondo le nuove regole, gli Stati membri devono inoltre pianificare in anticipo e presentare alla Commissione piani nazionali di ripristino, mostrando come raggiungeranno gli obiettivi. Devono inoltre monitorare e riferire sui propri progressi, sulla base di indicatori di biodiversità a livello dell’UE.
Il regolamento sarà ora pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’UE ed entrerà in vigore. Diventerà direttamente applicabile in tutti gli Stati membri. Entro il 2033, la Commissione esaminerà l’applicazione del regolamento e i suoi impatti sui settori agricolo, della pesca e forestale, nonché i suoi effetti socioeconomici più ampi.