Sui terreni dell’Azienda agricola dell’Università di Bologna, a Cadriano, il meleto impiantato grazie al progetto S3O ha dimostrato che si può produrre in maniera sostenibile senza rinunciare alla quantità e migliorando la qualità.
Camminando fra i filari del meleto sperimentale impiantato all’Azienda agricola dell’Università di Bologna, a Cadriano, ci si accorge subito che l’architettura è tutta particolare, i filari sono strettissimi e l’allevamento è in cordoni verticali. Le piante di melo sono piatte, una versione quasi 2D di un frutteto.
Se con il progetto S3O, chiusosi a inizio 2022, il Centro Interdipartimentale di Ricerca Industriale Agroalimentare (Ciri Agro) dell’Università di Bologna ha dimostrato che è possibile coltivare un meleto di pianura in maniera sostenibile, senza rinunciare a un chilogrammo di mele in resa e migliorando anche, in diversi casi, la qualità del prodotto, Luca Corelli Grappadelli, che del progetto S3O è il coordinatore, guarda ora agli sviluppi: rendere il meleto completamente automatizzato con l’utilizzo di un rover elettrico piattaforma.
In tempi di carenza di manodopera avere un robot in grado di operare in autonomia fra i filari, in un meleto sostenibile, farebbe la differenza.
Abbiamo visitato il nuovo meleto lo scorso luglio e ci siamo fatti anticipare dal professore Grappadelli come sarà il meleto del futuro dove, un rover, quello già progettato dall’Università di Bologna lavorando a S3O, sarà in grado di compiere moltissime diverse operazioni di campo, in totale autonomia.
Prima però un passo indietro, quali sono i risultati del progetto S3O? Il progetto è stato finanziato attraverso il programma Por Fesr della Regione Emilia Romagna (2014-2020) e ha visto il coinvolgimento di diverse Organizzazioni di Produttori (Op). Le varietà coinvolte sono state Gala* e Rosy Glow* (Pink Lady®).
Nel frutteto sono state utilizzate tecnologie già in commercio, combinate fra loro in maniera sinergica hanno dato un risultato straordinario.
Nel meleto sperimentale sono stati quindi utilizzati reti antigrandine e antipioggia assieme a reti monoblocco antinsetto, diversi tipi di sensori utili al Dss Irriframe, un sistema statico di distribuzione dei prodotti fitosanitari.
Grande risparmio di risorsa irrigua (50%), abbattimento dell’uso di fitofarmaci ed eliminazione dell’uso di combustibili fossili.
Il rover elettrico è stato progettato dal team del professor Lorenzo Marconi del Dipartimento di Ingegneria dell’Energia Elettrica e dell’Informazione dell’Università di Bologna.
Ad oggi il meleto è sostenibile, in un futuro non troppo lontano sarà anche automatizzato, dando risposta a un’emergenza sentita anche nel 2022, quella della mancanza di manodopera.
Per poter operare nel meleto però è necessario che ci sia un sistema a cordone planare: un frutteto con chiome strettissime e bidimensionali in modo che il robot possa vedere le piante nella loro interezza e possa raggiungere facilmente i punti dove deve operare. Ed è il meleto che è stato impiantato nell’Azienda agraria dell’Università di Bologna.
Con il meleto S3O è stato dimostrato che, applicando tutte le tecnologie già disponibili, si può essere sostenibili, rispondere quindi alle richieste che arrivano da Bruxelles con la Strategia Farm to Fork e allo stesso tempo non rinunciare alla produttività. Senza produttività infatti non c’è sostenibilità economica per l’azienda agricola. Il progetto S3O non ha tralasciato neanche questa parte.
I calcoli sono stati fatti da un team di economisti dell’Università di Bologna che, partendo dai dati di aziende agricole reali, con la cooperazione delle quattro Op coinvolte nel progetto, è riuscito a stabilire il costo di impiantare un meleto come S3O.
C’è ovviamente un aggravio dei costi fissi ma, considerando la diminuzione dei costi variabili e l’aumento di qualità dei frutti, si arriva a una differenza a chilogrammo di prodotto (varietà Gala* e varietà Rosy Glow*) decisamente ininfluente.
Va poi anche considerata, in termini di marketing, la potenzialità di potersi giocare la parola „sostenibilità ambientale”, con dati alla mano. L’aggravio di costi, secondo i calcoli, tocca al massimo i 0,056 euro a chilogrammo di prodotto.
Per quanto riguarda il rover elettrico invece, essendo ancora non completamente sviluppato, sono stati fatti i primi calcoli arrivando a determinare che, nel caso di una trattrice di media potenza da frutteto che superi le 250 ore di lavoro a ettaro, il veicolo elettrico a guida autonoma è già più conveniente.
La progettazione del meleto del futuro è già cosa fatta, ma per altre coltivazioni, pesche, susine, albicocche, il discorso cambia. Il professore Luca Corelli Grappadelli ci tiene ad essere chiaro perché non nascano sperimentazioni aziendali su altre specie. Significherebbe la rovina dell’azienda agricola che si avventurasse in terreni sconosciuti.