sabato, 2 Dicembre, 2023
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La Commissione vuole i biocarburanti vegetali per i trasporti, ma al di fuori dell’UE

La Commissione europea ha riconosciuto il ruolo dei biocarburanti di origine vegetale nella decarbonizzazione dei trasporti, nonostante abbia spinto per la loro eliminazione graduale nell’UE.

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In occasione della riunione del G7 tenutasi a Hiroshima alla fine del mese scorso, i Paesi più ricchi del mondo hanno adottato un documento, firmato anche dall’UE, in cui viene riconosciuto il valore dei biocarburanti – tra le altre opzioni – nella decarbonizzazione del trasporto su strada.

„Sottolineiamo le varie azioni che ciascuno di noi sta intraprendendo per decarbonizzare la propria flotta di veicoli, tra cui […] la promozione di carburanti sostenibili a zero emissioni, compresi i carburanti bio e sintetici sostenibili”, si legge nel documento.

Ma a livello europeo, la Commissione sta spingendo per limitare l’uso di biocarburanti basati sulle colture, come il bioetanolo o il biodiesel, per garantire che „la pressione sull’uso del suolo sia limitata”, ha dichiarato un portavoce della Commissione.

L’esecutivo UE promuove invece le auto elettriche e i cosiddetti biocarburanti avanzati, come i rifiuti da biomassa e i residui agricoli e forestali.

Da parte sua, l’industria dei biocarburanti ammette che l’elettrificazione è il futuro del trasporto stradale, ma che ci vorranno molti anni e grandi investimenti nei biocarburanti avanzati per sostituire completamente il petrolio.

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Il settore sostiene invece che i biocarburanti di origine vegetale, come l’etanolo, dovrebbero far parte del mix energetico, altrimenti il trasporto stradale tornerà al petrolio per mancanza di alternative.

Afferma inoltre che la riduzione media dei gas serra dell’etanolo europeo è del 77%, ma alcune raffinerie si avvicinano al 100% grazie all’utilizzo della cattura della CO2.

Ma a differenza del resto del mondo, la Commissione insiste sul fatto che i biocarburanti di origine vegetale non sono un’opzione per l’Europa.

„Il loro uso dovrebbe essere ridotto al minimo”, ha dichiarato il portavoce dell’UE.

Alla richiesta di spiegare perché l’UE vede il valore dei biocarburanti di origine vegetale all’estero ma non a livello nazionale, una fonte vicina alla questione ha commentato che il testo è stato scritto in modo diplomatico, suggerendo che l’obiettivo tra i firmatari del G7 è „comune ma i mezzi sono diversi”.

Secondo le norme dell’UE, il contributo dei biocarburanti di prima generazione agli obiettivi di energia rinnovabile per il trasporto stradale è limitato al 7%.

Il ruolo dei biocarburanti di origine vegetale si è rivelato divisivo in Europa: i sostenitori li ritraggono come un mezzo economicamente vantaggioso per eliminare i combustibili fossili dal settore dei trasporti, mentre i critici hanno messo in dubbio le loro credenziali climatiche.

Gli ecologisti europei hanno sostenuto che i terreni utilizzati per le colture energetiche darebbero un contributo maggiore al clima se venissero rivitalizzati per catturare il carbonio.

Il mondo investe nell’etanolo

A differenza dell’UE, le principali economie mondiali hanno investito nel bioetanolo per decarbonizzare i trasporti. Secondo l’ultimo rapporto dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE), i Paesi asiatici, gli Stati Uniti e il Brasile costituiranno una parte importante della produzione di biocarburanti a livello globale.

A Washington, la Casa Bianca sta attualmente esaminando la proposta dell’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente degli Stati Uniti che impone ai raffinatori di petrolio di aggiungere 20,82 miliardi di galloni di biocarburanti al loro carburante nel 2023, 21,87 miliardi di galloni nel 2024 e 22,68 miliardi di galloni nel 2025.

Di questi, l’etanolo a base di mais e altri biocarburanti rappresentano più di 15 miliardi di galloni all’anno, mentre il resto è costituito da carburanti avanzati, secondo la Reuters.

Allo stesso modo il Giappone, anch’esso membro del G7, ha recentemente pubblicato la sua nuova politica sui biocarburanti, che si basa fortemente sull’etanolo, consentendo agli Stati Uniti di catturare „fino al 100% del mercato giapponese dell’etanolo per uso stradale”.

Bharadwaj Kummamuru, direttore della World Bioenergy Association, ha recentemente dichiarato a EURACTIV che Paesi come l’India hanno già superato l’obiettivo dell’E10 e ora puntano all’E20 entro il 2025.

E10 ed E20 si riferiscono alla benzina contenente rispettivamente fino al 10% e al 20% di etanolo.

L’E10 sta guadagnando terreno in Europa

Il portavoce della Commissione ha insistito sul fatto che l’esecutivo sostiene gli Stati membri nell’utilizzo delle possibilità „di ridurre la percentuale di miscelazione dei biocarburanti che potrebbe portare a una riduzione dei terreni agricoli dell’UE utilizzati per la produzione di materie prime per biocarburanti”.

Ma in Europa, l’E10 sta guadagnando sempre più terreno negli Stati membri che lottano per raggiungere i loro obiettivi di trasporto pulito.

Ad oggi, 18 Paesi dell’UE, insieme alla Norvegia e al Regno Unito, hanno introdotto l’E10 nelle stazioni di servizio.

L’ultimo in ordine di tempo è stato la Polonia, dove a fine maggio il parlamento ha appoggiato all’unanimità la nuova legislazione che promuove l’E10 nelle stazioni di servizio polacche.

„Dopo oltre un decennio di discussioni sulla benzina E10, ci stiamo finalmente mettendo al passo con il resto d’Europa, dando un nuovo e atteso impulso economico alle distillerie agricole e agli impianti di produzione di alcolici polacchi e, con loro, agli agricoltori”, ha commentato Łukasz Karmowski, presidente del consiglio di amministrazione dell’Associazione delle distillerie polacche (ZGP).

Fonte dell'articoloeuractiv.it
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