Il 2023 vedrà presumibilmente una nuova spinta agli investimenti, incentrati sulla sostenibilità e sulla riduzione dei consumi. Ne abbiamo parlato con l’esperto di UniCredit Italia.
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Il 2023 vedrà presumibilmente una nuova spinta agli investimenti, incentrati sulla sostenibilità e sulla riduzione dei consumi, dopo il boom della spesa energetica del 2022. E nel futuro, l’Italia farà i conti con due tipi di agricoltura: una di supporto al territorio, in forte connessione col turismo, e una ad alto tasso di specializzazione, di dimensioni più strutturate, estremamente specializzata e capace di offrire prodotti di estrema qualità a basso impatto.
È la visione di Alessandro Tosi, referente Agribusiness di UniCredit Italia, al quale abbiamo rivolto alcune domande alla vigilia di un nuovo anno che vedrà innestarsi alcuni cambiamenti epocali, a partire dalla riforma della Politica Agricola Comune. Il punto di vista della banca, sempre più un partner negli investimenti strategici delle aziende agricole, è fondamentale anche per capire dove indirizzare le strategie di crescita.
Quali sono le stime di UniCredit per il 2023 in agricoltura?
Ritenete che l’applicazione della riforma della Politica Agricola Comune e il boom dei costi di gestione possano portare le imprese agricole a ricalibrare gli investimenti? In quale direzione?
Il 2022 è stato un anno particolarmente difficile per la crisi climatica. Vi è un cambiamento in atto che la stessa Cop27 ha posto in evidenza. UniCredit darà priorità alle aziende agricole che adotteranno soluzioni per migliorare la propria resilienza?
Quali strumenti mette a disposizione UniCredit per le aziende agricole e quali sono quelli più richiesti? E quali sono le filiere più dinamiche in chiave di investimenti?
Come funziona?
Quanto “pesano” le innovazioni tecnologiche e l’adozione di soluzioni di agricoltura di precisione e Agricoltura 4.0 nella decisione di finanziare un’impresa agricola?
Come immagina UniCredit l’agricoltura italiana fra dieci anni?