L’inflazione pesa anche sul mercato del vino. Tra le eccellenze di diversi Paesi europei, in primis l’Italia e l’Europa, è tra i prodotti che più stanno accusando il calo delle vendite, dovuto all’aumento generalizzato dei prezzi, che nel settore ha toccato il 7%.
Secondo, l’Osservatorio Ismea-Uiv (che ha studiato i dati base NielsenIQ), tra gennaio e marzo 2023 le vendite hanno fatto segnare un – 6,1% a volume. Il dato italiano è in linea con una tendenza europea, che vede in difficoltò diversi imprenditori.
Male i rossi, resistono le bollicine
L’Italia è il principale produttore ed esportatore mondiale di vino, con oltre 14 miliardi di fatturato, del quale la metà dipende dalle esportazioni all’estero. Nell’ultimo periodo, soprattutto sugli scaffali dei supermercati, questa bevanda non è più molto popolare.
In particolare, il calo maggiore ha colpito i vini rossi, con alcuni dei nomi più noti, come il Bonarda e il Nero d’Avola, che hanno registrato un -20%. Mentre resistono gli spumanti in bottiglia: dai 10,7 mln di litri del 2018, quest’anno si è saliti a 15,8.
Anche il prosecco perde leggermente in quantità acquistate (-7,1%), a fronte di un +12% del prezzo medio. Gli spumanti con metodo classico virano invece in positivo (+1,6% a volume), anche grazie a un aumento dei prezzi più contenuto (+5,7%).
Una crisi europea
La crisi del settore vitivinicolo è di dimensione europea. “La Francia, nella regione di Bordeaux, espianterà 9.500 ettari di vigneti”. Le denominazioni meno prestigiose soffrono per il crollo degli acquisti (-7% nel 2022 secondo i dati diffusi nel panel FranceAgriMer) e, secondo la Camera dell’agricoltura locale, si stima una sovrapproduzione di un milione di ettolitri.
In Italia, “non siamo ancora arrivati a una situazione così drammatica – dice l’enologo – La nostra politica sugli impianti, anche grazie alle etichette DOC e DOCG (Denominazione di origine controllata e garantita), è abbastanza protezionista e, in passato, non ha consentito un aumento delle superfici dei vigneti della stessa portata di quello avvenuto negli altri Paesi europei”.
Risolvere la situazione a livello europeo
L’aumento dei finanziamenti diretti per le imprese vitivinicole, stabilito dalla Pac 2023-2027 (Politica agricola comune), potrebbe portare un po’ di sollievo. Il Piano strategico dell’Italia, presentato alla Commissione UE, dovrebbe mettere a bilancio ben 51 miliardi di euro per le eccellenze che vanno dal Chianti, alla Valpolicella all’Aglianico del Vulture.
Secondo l’enologo, per salvare il vino occorre cambiare la concezione che se ne ha a livello europeo.