Secondo un rapporto dell’European Environmental Bureau pubblicato mercoledì (24 luglio), le esigenze di energia solare ed eolica onshore dell’UE possono essere soddisfatte senza compromettere la produzione alimentare o gli sforzi di protezione della natura. Tuttavia, ciò dipende dalle scelte umane, a livello individuale e politico.
Mentre le realtà del Green Deal dell’UE diventano più evidenti, l’uso del suolo è diventato un tema molto dibattuto. I campi rivali discutono se il suolo debba essere utilizzato per la produzione alimentare, la generazione di energia rinnovabile o la protezione della natura.
Un nuovo rapporto della ONG European Environmental Bureau (EEB) afferma che c’è molto spazio in Europa per tutti questi obiettivi, se facciamo le scelte giuste.
„Land For Renewables” stima che l’eolico e il solare installati su appena il 2,2% del territorio dell’Unione possano garantire emissioni nette pari a zero e un sistema energetico al 100% rinnovabile entro il 2040.
L’analisi rileva che nell’intera UE, anche escludendo i terreni agricoli produttivi e le aree ad alta biodiversità, resta ampio spazio per l’energia eolica e solare.
Tuttavia, questo non è sempre il caso all’interno dei singoli paesi: ad esempio, Italia e Germania dovranno importare energia dai loro vicini.
Il rapporto vede molto potenziale per una più stretta integrazione di agricoltura ed energia eolica e solare sullo stesso territorio. Accanto a queste opzioni di “doppio uso”, circa il 10% dei terreni agricoli dell’UE rientra nella definizione di “degrado elevato o molto elevato”.
Il rapporto sostiene che tali terreni sono improduttivi e rischiano l’abbandono da parte degli agricoltori e sono pertanto i candidati ideali per accogliere più installazioni eoliche e solari.
Il puzzle della bioenergia
Il rapporto tace in gran parte su come i territori europei possano ospitare la produzione di biomassa e biocarburanti, insieme all’agricoltura e alla protezione della natura, sebbene osservi che oggi il 2,7% del territorio dell’UE è utilizzato per produrre “colture industriali”, tra cui quelle dedicate alla bioenergia.
Molte previsioni, tra cui la recente modellizzazione della Commissione Europea per orientare il suo obiettivo climatico per il 2040, prevedono un fabbisogno crescente di terreni per assorbire il carbonio dall’atmosfera e produrre biocarburanti per i settori difficili da ridurre.
Uno studio del 2023 dell’Agenzia europea per l’ambiente ha preso in esame questo “puzzle della biomassa”, ma non è riuscito a fornire soluzioni definitive.
Tansini ha sottolineato che sussisteva l’esigenza pratica di limitare la portata dell’analisi e ha affermato che il lavoro si basava su uno scenario che presuppone una riduzione sostanziale dell’uso di bioenergia in Europa entro il 2040.
Scelte umane
Lo scenario „compatibile con l’accordo di Parigi” a cui fa riferimento Tansini si basa anche su presunti cambiamenti comportamentali, come una riduzione del 17% dei viaggi aerei e un calo della domanda di energia di gran lunga superiore agli attuali obiettivi dell’UE.
Questi cambiamenti nello stile di vita potrebbero ridurre la necessità di energia rinnovabile e liberare più spazio sul territorio. Ad esempio, il 2,5% del territorio totale dell’UE oggi viene utilizzato per produrre cibo per gli animali. Un taglio nel consumo di carne ridurrebbe a sua volta questa necessità.
Tansini ha riconosciuto che i risultati del rapporto richiedono cambiamenti nello stile di vita, “ma non tanto quanto altri rapporti”, e ha affermato che i loro risultati sono „maggiormente dipendenti dall’efficienza della tecnologia”.
Il rapporto tiene conto dell’opposizione locale alle installazioni eoliche e solari, ipotizzando “zone cuscinetto” attorno alle aree residenziali e industriali, dove le energie rinnovabili non possono essere impiegate, ed escludendo installazioni in aree protette che potrebbero risultare attraenti per i turisti.
Tansini ha riconosciuto però che questo potrebbe non essere sufficiente, citando il divieto del governo italiano di solare sui terreni agricoli, che ha definito „simbolismo politico”.
Tuttavia, ha insistito sul fatto che un impegno tempestivo con le comunità locali vedrà l’impiego di una capacità rinnovabile sufficiente.
Anche l’approccio politico di alto livello alla transizione energetica è importante.
Tansini ha affermato che è necessario un approccio „completo” e „integrato”, „altrimenti, la capacità rinnovabile potrebbe non essere sufficiente per raggiungere la neutralità climatica in tempo”.
Come esempio, ha citato l’interesse dei decisori politici per l’idrogeno, osservando che ciò richiederebbe un maggiore impiego di energie rinnovabili, che „occuperebbe più terreno a fronte di un uso meno efficiente dell’energia, il che potrebbe crearci problemi dal punto di vista delle comunità o della natura”.