sabato, 27 Aprile, 2024
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Grandine, Italia Paese più colpito del bacino Mediterraneo

Il bacino del Mediterraneo è una delle zone del pianeta dove sono più evidenti gli effetti del cambiamento climatico, che tanti problemi sta creando alle attività agricole. Uno di questi è l’aumento della frequenza delle grandinate.

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La grandine è un evento di breve durata e di limitata estensione spaziale, quindi difficile da osservare e misurare. Ma i ricercatori del Cnr Isac di Bologna ci sono riusciti utilizzando i dati forniti dai satelliti e hanno indagato l’incidenza dei temporali grandinigeni nel Mediterraneo.

Nell’ambito di questa ricerca, pubblicata sulla rivista Eos, è stata definita la prima mappa globale di grandine ad alta risoluzione, realizzata utilizzando un set completo di dati provenienti dallo spazio.

Italia bersagliata

Secondo questa ricerca, l’Italia risulta essere il Paese dell’area mediterranea maggiormente colpito dagli eventi grandinigeni, trainando l’incremento delle precipitazioni nell’intero bacino.

«I valori rilevati indicano che negli ultimi vent’anni il Mediterraneo si sta riscaldando il 20% più velocemente rispetto alla media globale, con la conseguente variazione dei regimi delle precipitazioni, che aumentano per intensità e frequenza – ha spiegato il ricercatore del Cnr-Isac e primo autore dello studio Sante Laviola –. Nonostante ci sia una grande variabilità tra un anno e l’altro, in tutta l’area si può notare un trend di aumento, pari al 30%, per quanto concerne le precipitazioni di grandine sia intense che estreme. In particolare, nella nostra Penisola si è raggiunto il numero medio più alto di questo tipo di precipitazioni, che si concentrano maggiormente nel nord durante l’estate, mentre crescono nel centro-sud tra la fine dell’estate e l’autunno».

L’importanza dei dati per la gestione del rischio

«Abbiamo analizzato l’intera rete di sensori satellitari che fanno parte della missione spaziale internazionale Global Precipitation Measurements (GPM) – spiega il ricercatore del Cnr-Isac e primo autore dello studio Sante Laviola. Questo tipo di sensori consentono di utilizzare una vasta gamma di frequenze di sondaggio e hanno un’elevata copertura spaziale, offrendo notevoli potenzialità in termini di rilevamento e di indagine delle grandinate».

Attraverso questi dati i ricercatori potranno migliorare i modelli metereologici e climatici, supportando anche la gestione del rischio con l’obiettivo di mitigare gli effetti della grandine sul territorio e sulle attività dell’uomo.

«Una mappa globale di grandine, che può essere prodotta ogni tre ore, fornisce un’informazione, finora inesistente, utile per poter studiare la distribuzione dei pattern grandinigeni su ogni area del pianeta, e in particolar modo in mare – ha concluso il ricercatore –. Se da punto di vista operativo le nostre mappe globali permettono di osservare le grandinate anche su aree del pianeta scoperte da sistemi di misura al suolo, da un punto di vista climatico renderebbero possibile replicare il nostro studio su altri hotspot climatici della Terra».

Fonte dell'articoloterraevita.edagricole.it
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