Dal freno all’installazione „selvaggia” degli impianti fotovoltaici a nuovi fondi per le imprese della pesca e dell’acqua coltura, ma anche un aumento di 10 milioni di euro del Fondo per la sovranità alimentare. Sono questi alcune delle novità del decreto Agricoltura varato nella serata di lunedì (6 maggio) dal governo.
Il punto di maggiore importanza è la restrizione all’installazione dei pannelli solari sui terreni coltivati che verrà consentita solamente se sollevati da terra, in modo da permettere l’attività agricola.
Come sottolineato dal ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, al termine della riunione nella conferenza stampa congiunta insieme al collega dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, l’obiettivo del decreto è quello di „regolamentare l’utilizzo dei pannelli fotovoltaici, perché crediamo che la terra serva a produrre e la produzione energetica deve essere compatibile con quella agricola”.
Il decreto introduce, infatti, il divieto di installare nuovi impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra così da lasciare spazio alle coltivazioni. A questo si aggiunge il divieto di estensione di quelli già esistenti.
I divieti varranno nelle zone classificate come agricole dai piani urbanistici, ad esclusione degli impianti finanziati nel quadro dell’attuazione del PNRR, quelli relativi a progetti di agrovoltaico e quelli da realizzare in cave, miniere, aree in concessione a Ferrovie dello Stato e ai concessionari aeroportuali, aree di rispetto della fascia autostradale, aree interne ad impianti industriali.
Secondo il ministro, l’obiettivo, è quello di non sottrarre all’agricoltura terreni di pregio. Come sottolineato da Ansa, la bozza del provvedimento prevedeva di fatto un divieto per il fotovoltaico sui terreni agricoli, il cosiddetto agrivoltaico.
Tale divieto, sempre secondo quanto riferisce Ansa era richiesto da tempo da Coldiretti e sarebbe stato sostenuto con forza da Lollobrigida, nonostante il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica consideri l’agrivoltaico strategico per raggiungere sviluppare le fonti rinnovabili.
Solamente lo scorso 14 febbraio 2024 è entrato in vigore il decreto „Agrivoltaico”, promosso proprio dal ministero guidato da Pichetto Fratin con lo scopo di promuovere la realizzazione di impianti agrivoltaici innovativi e con l’obiettivo primario di installare impianti agrivoltaici per una potenza complessiva pari almeno a 1,04 GW entro il 30 giugno 2026, così come previsto dal PNRR, ed una produzione indicativa di almeno 1.300 GWh/anno.
Nella conferenza stampa di lunedì al termine del Consiglio dei ministri, il ministro Pichetto Fratin ha voluto rassicurare che la misura non influenzerà gli sforzi e i traguardi per lo sviluppo delle rinnovabili.
Sul tema, il ministro si è nuovamente espresso martedì (7 maggio), rigettando le ricostruzioni fatte dai media sullo scontro con Lollobrigida.
Secondo il ministro è necessario „trovare un punto di equilibrio a livello nazionale per evitare di andare oltre il limite”.
La decisione presa dal governo è stata però criticata dalla principale associazione del mondo elettrico italiano, Elettricità Futura, secondo cui consentendo solo agli impianti agrivoltaici di essere realizzati nei terreni agricoli si potranno raggiungere i target previsti dal Piano Energia e Clima (PNIEC) di nuovi 40 gigawatt installati entro il 2030.
In una dichiarazione rilasciata al quotidiano Il Sole 24 Ore, il presidente dell’associazione imprenditoriale, Agostino Re Rebaudengo ha affermato che „questa scelta mette l’Italia in una situazione di grande imbarazzo, perché non raggiungeremo gli obiettivi comunitari, quelli relativi al PNRR, faremo meno di un decimo degli obiettivi sottoscritti nel G7 energia”.
Inoltre, secondo il presidente di Elettricità Futura, „invece di aumentare l’indipendenza energetica dell’Italia, la esponiamo alle minacce e all’instabilità geopolitica che stiamo vivendo”.
Gli altri punti del decreto
Nel decreto sono previsti interventi per sostenere il lavoro in agricoltura; contrastare le pratiche sleali; arrestare la diffusione della peste suina africana e la brucellosi; contenere la diffusione e la proliferazione delle specie alloctone come il granchio blu; razionalizzare la spesa; migliorare l’efficienza del Sistema informatico agricolo nazionale (SIAN); rafforzare i controlli nei settori agroalimentare e faunistico-venatorio.
Il decreto ha visto anche l’inserimento di misure per contrastare la scarsità d’acqua e potenziare le infrastrutture idriche e anche per assicurare la continuità produttiva dell’ex ILVA.
Per quanto riguarda i fondi, il decreto approvato lunedì prevede circa 250 milioni di euro di fondi assegnati sotto forma di credito di imposta alle imprese della pesca e dell’acquacoltura con determinati requisiti, oltre a possibili agevolazioni sul piano di mutui e finanziamenti.
Altro punto riguarda il Fondo per la sovranità alimentare che potrà contare su 10 milioni all’anno in più.
Su proposta del ministro per la Protezione civile Nello Musumeci, il governo ha anche deliberato lo stato di emergenza nazionale per 12 mesi, in relazione alla situazione di grave deficit idrico in atto nel territorio della Regione Siciliana.
È stato anche deliberato un primo stanziamento di 20 milioni di euro per consentire alla Regione di far fronte all’attuazione degli immediati interventi.