Nessuno ha mai dimostrato la loro reale efficacia, anzi, il mondo scientifico tende a relegarli alla categoria della superstizione popolare.
Ma i 16 cannoni antigrandine distribuiti nell’area collinare del Prosecco, sulla fascia pedemontana della provincia di Treviso, sono diventati uno degli elementi della valorizzazione paesaggistica della zona, Patrimonio dell’umanità Unesco.
Nelle vicinanze di alcuni impianti è stato posizionato un cartello in cui si spiega ai turisti di passaggio l’origine della pratica, iniziata alla fine dell’Ottocento con lo scopo di scongiurare la formazione della grandine o, almeno, di diminuire la grandezza dei chicchi di ghiaccio.
Nessuna controprova, naturalmente, potrà mai essere portata a sostegno del reale funzionamento della rete delle strane macchine esplosive, costituite da tubi alti una decina di metri fatti „a tromba” e alla base dei quali viene fatta scoppiare una miscela di gas.
Le onde d’urto, dirette verso l’alto dovrebbero indebolire le perturbazioni in transito e in qualche modo indurre la caduta di acqua allo stato liquido al posto della grandine.
Utili o solo scenografici, ad ogni modo, i cannoni sono diventati parte del „paesaggio acustico” delle colline del Prosecco e la loro presenza di metallici angeli protettori ancora attivi di chi, nei secoli, sulle colline trevigiane ha sempre vissuto di agricoltura, ora è diventato un tema di attrazione grazie all’iniziativa informativa congiunta dell’Associazione per il patrimonio delle colline del Prosecco e il Consorzio di assicurazione contro le calamità Tvb (Treviso-Vicenza-Belluno).