Quasi 150 persone, fra tecnici, agricoltori, operatori della filiera, hanno partecipato ieri 10 giugno 2025 alla visita nel nuovo ceraseto sperimentale di Salvi Vivai a Portomaggiore (Ferrara).
Con l’organizzazione impeccabile che sempre contraddistingue gli eventi di Salvi, gli ospiti hanno potuto vedere a confronto diverse varietà di ciliegie, con portinnesti differenti, sotto due tipi di copertura e con diversi sesti di impianto.
„Sono quasi 20 anni che ci dedichiamo alla sperimentazione di impianti super-intensivi, con la raccolta che non necessita di scale – ha esordito Silvia Salvi – Il nostro approccio è sempre scientifico. E la collaborazione con l’Università di Bologna è una garanzia per una valutazione rigorosa dei risultati che si ottengono”.
Così è stato anche durante le visite in campo: i ricercatori hanno spiegato i pro e i contro di ogni sistema adottato, illustrando i risultati positivi ottenuti e quelli negativi, in modo che ognuno potesse farsi un’idea per applicare poi le conoscenze acquisite presso la propria azienda.
„Quest’anno, la produzione di ciliegie è carente in quasi tutte le zone produttive europee – ha aggiunto Salvi – Però, ad esempio, sia da noi, sia presso diversi agricoltori del nord d’Italia, le varietà del gruppo Sweet protette a dovere presentano una produzione soddisfacente, nonostante la primavera molto piovosa”.
Grande attenzione ha destato la vista del nuovo impianto di ciliegio a candelabro. Questo sistema di allevamento, studiato per migliorare la produttività e ottimizzare la gestione colturale, rappresenta una risposta concreta alle sfide operative legate alla riduzione della manodopera e alla sostenibilità economica delle aziende frutticole moderne.
„Il sesto di impianto è di 3,30 metri fra le file e 1,50 metri sulla fila, per cui servono 2020 piante per ettaro – ha affermato Jacopo Diamanti, responsabile Ricerca e Sviluppo di Salvi Vivai – rispetto alle 6060 piante a ettaro del super-intensivo tradizionale. La resa produttiva, però, è all’incirca equivalente”.
Sono state inoltre presentate le nuove varietà Nimba (COV) e Areko (COV), selezionate da Salvi Vivai per estendere il calendario produttivo.
Nel corso della giornata, sono intervenuti cerasicoltori anche esteri: Francia, Germania, Svizzera, Moldavia e Grecia le principali nazioni di provenienza oltreconfine. Le visite guidate, oltre che dai tecnici di Salvi, sono state guidate dai ricercatori del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari – DISTAL dell’Università di Bologna, partner scientifico dell’iniziativa.
Fra le protezioni, sono state confrontate il monoblocco e il monofila. Attualmente, il costo per il monofila è di 67mila euro/ettaro, manodopera compresa e piante escluse, mentre per il monoblocco ammonta a 64mila euro/ettaro, anche in questo caso piante escluse.
„I teli antipioggia sono indispensabili e hanno salvato buona parte della produzione – ha detto il ricercatore Lorenzo Bergonzoni – Però, quando piove in maniera eccessiva, le ciliegie possono subire cracking a causa della troppa acqua assorbita dalle radici”.
La protezione dagli insetti si è rivelata sempre efficace, così da ridurre al minimo i trattamenti, eseguiti comunque molto precocemente rispetto alla raccolta.
„L’innovazione varietale e delle tecniche agronomiche è indispensabile per rimanere competitivi sui mercati – ha affermato Andrea Bagnolini, direttore commerciale Salvi Vivai – e negli ultimi anni abbiamo aumentato la nostra offerta con varietà come Nimba, Areko, Royal Helen, Royal Lafayette.
È in previsione la realizzazione di un ulteriore campo sperimentale con un sesto di impianto di 3.3 metri x 1 metro, con 3030 piante a ettaro, una via di mezzo quindi fra quello che si può vedere oggi”.
„Dagli sudi effettuati dall’università di Bologna – ha proseguito Bagnolini – Un impianto ad altissima densità può permettere un rientro sull’investimento già al settimo anno, molto più velocemente rispetto a un impianto tradizionale.
Il giusto mix fra varietà, forma di allevamento, tecnica agronomica permette di ottenere ciliegie di grosso calibro e ridurre i costi della manodopera, in quanto servono meno ore di lavoro a ettaro”.
„Quando si entra nell’ottica di questo genere di impianti non è poi difficile condurli nella maniera migliore – ha affermato Guido Poli, responsabile agronomico delle aziende Salvi – Qui abbiamo due ettari sperimentali, tutti protetti, con varietà diverse per effettuare dei confronti, anche per quello che concerne le forme di allevamento.
E riusciamo a ottenere ottimi risultati. Per un’azienda agricola che, ad esempio, coltiva uno o due ettari razionalmente e scegliendo la formula migliore per la propria realtà, tutto diventa più facile”.