Unire una produzione agricola efficiente alla tutela della biodiversità. È la missione di Soul Food Forest Farms Hub Italia, un’impresa sociale di oltre 200 volontari che sta realizzando un esperimento di agroforestazione nella periferia di Milano.
Si tratta di una „pratica rigenerativa”, spiega Alessandro di Donna, uno dei fondatori, e consiste nella coltivazione all’interno della stessa area di piante da frutto, insieme con alberi e arbusti tipici della flora boschiva naturale del luogo.
Tra i filari di salici, meli, peschi quindi, si trovano ribes josca, lamponi, mirtilli e altri esemplari della vegetazione locale.
Con questa stratificazione, massimizziamo la fotosintesi e la cattura di CO2, permettiamo al terreno di non impoverirsi e proteggiamo gli habitat delle specie autoctone”.
Con la Direttiva europea sul ripristino della Natura, in via di approvazione a Bruxelles, praticare questa tecnica potrebbe diventare una risorsa importante.
Proveniente dal Sudamerica, l’agroforestazione non è ancora molto diffusa in Italia, ma sta diventando sempre più conosciuta e popolare, soprattutto nel Nord.
“Stiamo coinvolgendo sempre più aziende, impegnate in un percorso verso la transizione ecologica, che finanziano la messa a dimora di alberi. Il nostro obiettivo però – aggiunge il 33enne cofondatore di Soul Food Forest Farms Hub Italia – è restituire uno spazio alla comunità e ai quartieri. I cittadini si prendono cura dei campi e ne raccolgono frutta e verdura”.
Dalla sua nascita nel 2019, con un terreno di soli 10 ettari abbandonati nel Parco della Vettabbia, a sud di Milano, Soul Food Forest Farms è cresciuta notevolmente. Ora ha una superficie di quasi 20 ettari, con oltre 2.500 alberi. Le ricadute sugli ecosistemi dell’agroforestazione hanno incuriosito anche gli esperti.
Il progetto POEMA (Progetto Ornitologico e Entomologico Monitoraggio Agroforestale) “da quattro anni monitora le popolazioni di farfalle, libellule e uccelli, mettendo in luce le differenze di convivenza rispetto alle aree agricole convenzionali.
“Tutti questi aspetti sono particolarmente importanti in un contesto peri-urbano – spiega Di Donna – dove la biodiversità è fortemente ridotta e poche specie, le più competitive, tendono a prevalere, rendendo le comunità animali e vegetali più vulnerabili”.
L’Università degli Studi di Milano invece sta valutando, con un approccio interdisciplinare, i contributi sulle comunità e i volontari.
“Facilitare la nascita di agroecosistemi più complessi e biodiversi, anche in termini umani, per noi è una strategia guida per rigenerare i margini della città”, afferma il fondatore della cooperativa.
Per maggiori informazioni sull’agroforestazione consultate il sito di Soul Food Forest Farms o contattateli via email al seguente indirizzo.