La denominazione Igp (indicazione geografica protetta) per l’Albicocca Vesuviana è un riconoscimento che ne attesterebbe origine e caratteristiche specifiche legate al territorio di produzione, e rilancerebbe una filiera e un territorio sotto il profilo enogastronomico e turistico, che non hanno nulla da invidiare ad altri luoghi.
Proprio per questo, il Comitato Promotore, costituitosi a inizio 2025, sta lavorando instancabilmente alla stesura del disciplinare di produzione, a completamento dell’istruttoria che verrà consegnata entro fine anno.
La denominazione Albicocca Vesuviana – così dice la presidente del Comitato Promotore, Clementina Iervolino – racchiude ben oltre 23 varietà accertate dallo stesso Presidio Slow Food, una vera e propria banca del germoplasma conservata in situ, e che racconta la storia di un territorio fortemente agricolo ma al contempo frammentato, formato da tanti piccoli produttori con altrettanti piccoli appezzamenti, che producono all’interno del Parco Nazionale del Vesuvio.
Nelle aree più svantaggiate, quelle collinari delle pendici del Vesuvio e del Monte Somma, le operazioni colturali vengono svolte ancora manualmente, cosa che fa di questa produzione una coltivazione eroica e di nicchia.
„Il riconoscimento del marchio Igp – spiega la presidente – è un incentivo in primis per la produzione stessa dell’albicocca vesuviana, che si traduce quindi nella piantumazione di nuovi albicoccheti, ma al contempo ci permette di tutelarne la filiera.
La nostra mission è sviluppare una filiera corta per salvaguardare i prodotto e produttori. Fin qui siamo molto contenti del risultato raggiunto, al Comitato promotore hanno aderito all’incirca 50 produttori e siamo sempre aperti a nuovi ingressi”.
„La nostra forza – fa sapere Iervolino – è lavorare in sinergia: infatti oltre al supporto della Regione Campania, sostiene la nostra causa anche il presidente del Parco Nazionale del Vesuvio, Raffaele De Luca e l’azione locale Gal Vesuvio Verde con il presidente Biagio Simonetti. Oltre a questo, la presenza all’interno del nostro gruppo di lavoro di giovani agricoltori con mentalità imprenditoriale è positiva e ci permette di fare rete”.
„Con il riconoscimento dell’Igp – dice Gaetano Romano, imprenditore agricolo dell’azienda Ager – intendiamo garantire un futuro diverso al nostro prodotto, per questo ci siamo posti i seguenti obiettivi: slegare l’albicocca vesuviana dal mercato locale e commercializzarla almeno su scala nazionale; rendere quanto più possibile il nostro prodotto appetibile per il mercato; portare avanti dei progetti di miglioramento genetico per incrementare la shelf-life del prodotto. Ma quello che ci sta più a cuore è evitare che le coltivazioni di collina, quelle più svantaggiate, spariscano”.
Quanto alla campagna di produzione di quest’anno, che è attualmente in corso, Romano afferma:
„Quest’annata è ottima per le albicocche del Vesuvio, rispetto a quella delle altre zone produttive. Le nostre piante sono cariche e i frutti di buona qualità, grazie all’andamento climatico di maggio, che è stato mite, i frutti hanno avuto una buona fase di maturazione.
Inoltre, quest’anno abbiamo registrato una minore incidenza della mosca della frutta, per una migliore qualità delle albicocche. Ora siamo in raccolta con le varietà medio tardive come la Pellecchiella e la Vitillo”.
Infine è Italo Santangelo, consulente del progetto, a riferire circa la situazione produttiva attuale all’interno dell’areale di coltivazione dell’albicocca vesuviana:
„La superficie indicata dalla statistica ufficiale per l’area vesuviana è di circa 1.700 ettari, leggermente sovrastimata rispetto alla situazione reale, che è intorno ai 1.500 ettari scarsi. Una superficie comunque importante, seconda solo alla zona romagnola e al materano.
La gran parte degli impianti produttivi, soprattutto quelli specializzati e moderni, è ubicata alle pendici del Monte Somma, mentre nella zona costiera, alle falde del Vesuvio, l’albicocchicoltura è in progressivo declino produttivo”.