Entro il 2040, il settore agricolo dell’UE dovrebbe essere in grado di ridurre le emissioni di gas non CO2 di almeno il 30% rispetto ai livelli del 2015, grazie all’introduzione di nuove tecniche nell’allevamento e nell’uso dei fertilizzanti specificatamente rivolte alla riduzione delle emissioni di gas serra, si legge in una bozza di comunicato sull’obiettivo climatico dell’UE per il 2040.
La bozza del documento, visionata da Euractiv, illustra il percorso dell’UE per ridurre le emissioni di gas serra del 90% rispetto ai livelli del 1990 e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. La presentazione ufficiale è prevista per il 6 febbraio.
Due pagine del documento sono dedicate a come i cambiamenti nell’utilizzo del suolo, nell’alimentazione e nella bioeconomia contribuiranno al raggiungimento di questi obiettivi.
„Con le giuste politiche e il giusto sostegno”, si legge nella comunicazione, „dovrebbe essere possibile ridurre le emissioni di gas serra non CO2 nel settore agricolo di almeno il 30% nel 2040 rispetto al 2015″ e „migliorare la capacità del suolo e delle foreste di immagazzinare più carbonio”.
Per raggiungere questo obiettivo, il documento invita a implementare l’attuazione di pratiche agricole disponibili a „costi relativamente bassi”, come la produzione di „biometano dal letame o l’ottimizzazione dell’applicazione dei fertilizzanti attraverso l’agricoltura di precisione”.
Inoltre, i settori agricolo e forestale insieme „potrebbero diventare neutrali dal punto di vista climatico già nel 2035”, si legge nel documento.
L’obiettivo del 2035 era già stato ventilato nella valutazione d’impatto della Commissione europea sulle leggi europee sul clima.
In quel documento, la Commissione scriveva che „si prevede che i settori combinati dell’agricoltura, della silvicoltura e dell’uso del suolo (AFOLU) raggiungano emissioni nette di gas serra intorno al 2035 all’interno del percorso verso un’UE neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050”.
Il carbon pricing apre la strada
Il carbon pricing, ossia la tariffazione della CO2 emessa, in agricoltura sarà fondamentale per il raggiungimento di questi obiettivi, sostiene la bozza del documento, che lo definisce un modo per „creare opportunità commerciali per una catena del valore agroalimentare più sostenibile”.
L’industria alimentare, aggiunge il documento, „dovrebbe ricevere i giusti incentivi per ottenere ingredienti alimentari più sostenibili dagli agricoltori e per rendere le diete più sane, basate su un apporto proteico diversificato, e una scelta più facile e conveniente per i consumatori”.
Uno studio della Commissione del 2022 ha analizzato come un sistema di carbon pricing simile al sistema di scambio di emissioni (ETS) dell’UE potrebbe funzionare anche per il settore agricolo.
Lo studio ha proposto cinque possibili scenari per l’applicazione del principio all’agricoltura, a seconda degli attori della filiera coinvolti. Ad esempio, potrebbe riguardare tutti i tipi di aziende agricole, oppure solo gli allevamenti, l’industria alimentare o i produttori di materie prime – che comprenderebbero i produttori e gli importatori di fertilizzanti e mangimi.
Una relazione della Corte dei Conti europea del 2021 raccomandava alla Commissione di „valutare la possibilità di applicare il principio „chi inquina paga” alle emissioni agricole e di ricompensare gli agricoltori per l’assorbimento di carbonio a lungo termine”.