venerdì, 29 Marzo, 2024
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Piano strategico nazionale (PSN): audizione informale del Ministro Patuanelli presso le Commissioni Agricoltura di Camera e Senato

Onorevole Presidenti, Onorevoli Deputati e Senatori, vi ringrazio per l’invito e per avermi offerto questa ulteriore opportunità di confronto sullo stato dei lavori in corso per la definizione del Piano Strategico della PAC

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Come ricorderete, il nostro ultimo incontro, su questo specifico argomento, risale a dicembre 2021. Il mondo è cambiato Sono trascorsi alcuni mesi da allora e ci ritroviamo, oggi, in uno scenario nazionale e internazionale completamente stravolto. 

Questa crisi rispetto alla pandemia incide molto di più sull’agricoltura di quanto abbia inciso il Covid perché il tema dei costi delle materie prime e la difficoltà di approvvigionamento non tanto per mancanza di materiali ma per dei moti speculativi che vediamo abbastanza frequenti. 

È chiaro che in questo quadro anche il tema della PAC riveste da un lato un ruolo fondamentale per la gestione dell’agricoltura del nostro Paese nella programmazione che si concluderà nel 2027, dall’altra parte ha bisogno di essere adeguata alla contingenza del momento relativamente ad alcune sue previsioni. 

Ho sempre detto e dichiarato che non credo che debbano essere messi in discussione gli obiettivi del Green Deal ma serve una maggiore flessibilità in entrata per adeguare alla contingenza ciò che abbiamo intenzione di fare come ragionamento strutturale. 

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Nell’ultimo decreto, che verrà pubblicato questa settimana, ci sono alcuni elementi importanti, come ad esempio un forte potenziamento delle dotazioni per Ismea per le garanzie.

Su questo tema abbiamo ancora un problema a livello europeo rispetto alla quantità del de minimis, ritengo che il nuovo quadro temporaneo 35mila euro sia il risultato minimo acquisito dal commissario, però era necessario fare di più.

Sarà necessario rivedere strutturalmente la dotazione del de minimis per le aziende agricole che in questo momento stanno già esaurendo il loro plafond.

Tra le altre misure abbiamo poi rafforzato il fondo filiere con altri 20 mln di euro e ci sarà il bonus 200 euro anche per i lavoratori stagionali dell’agricoltura.

Sono certo che il Governo troverà altre dotazioni e altri strumenti per stare il più vicino possibile ad un settore produttivo che rappresenta un valore economico enorme per il nostro paese e che in questo momento sta soffrendo particolarmente.

A livello europeo abbiamo chiesto diverse cose e solo parzialmente siamo stati ascoltati, penso in ordine alla necessità di rallentare il percorso d’attuazione della nuova PAC, che ha obiettivi condivisibili che vanno raggiunti e perseguiti ma che in questo momento di difficoltà per gli agricoltori.

Come è stato fatto per il biennio causa Covid, anche questa fase avrebbe bisogno di una riflessione sull’attuazione puntuale della PAC.

Abbiamo chiesto una misura straordinaria modello Covid sui PSR, in modo da poter garantire alle regioni anche una capacità di spesa.

È evidente che oggi i bandi PSR sono meno attrattivi perché c’è scarsa capacità di investimento e quindi quelle risorse possono essere utilizzate per misure straordinarie di crisi gestite direttamente dalla Regione.

C’è poi il PNRR, stiamo rispettando tutte le tempistiche che ci eravamo dati sulle diverse misure. Abbiamo emanato V bando per i contratti di filiera, stiamo rapidamente implementando le commissioni che si occupano delle valutazioni dei progetti del IV bando per scorrere la graduatoria. Stiamo valutando i progetti esecutivi del comparto irriguo ed entro settembre avremo la graduatoria. 

Sulla parte Agrisolare abbiamo notificato in Europa il decreto e siamo in attesa della luce verde da parte della commissione. 

Su questo nel decreto Aiuti ci sarà una novità. Le imprese hanno criticato la questione dell’autoconsumo per il settore primario, ovvero l’impossibilità di installare sulle coperture un numero di pannelli che consentisse una produzione energetica superiore al fabbisogno di consumo interno dell’azienda stessa.

Questo però è un vincolo a livello europeo e che si sta adesso discutendo. Laddove l’Europa decidesse di superare quel vincolo noi abbiamo già previsto una norma che inventivi l’installazione di pannelli anche oltre l’autoconsumo aziendale, un obiettivo che dobbiamo perseguire.

Se il 2021 si era chiuso con segnali di solida ripresa e previsioni ottimistiche per l’immediato futuro, l’aggressione russa all’Ucraina ha imposto una completa revisione delle aspettative e delle linee di indirizzo politico ed economico, italiane ed europee.

La necessità di mettere a terra il più velocemente possibile le risorse è la vera sfida del PNRR e delle ingenti risorse della PAC e dei vari decreti fatti in questi mesi e stiamo facendo il possibile perché ciò accada.

Il Piano Strategico della PAC presentato a dicembre 2021

Per quanto riguarda il Piano Strategico, i suoi obiettivi sono il potenziamento della competitività del sistema in ottica sostenibile, il rafforzamento della resilienza e della vitalità dei territori rurali, la promozione del lavoro agricolo e forestale di qualità, la sicurezza sui posti di lavoro, il sostegno alla capacità di arrivare scambi di conoscenze, ricerca e innovazione. 

Per raggiungere questi traguardi il piano prevede di destinare circa 10 mld euro tra primo e secondo pilastro a interventi con chiare finalità ambientali.

Nell’ambito di questa cornice, grande importanza assumono i 5 eco-schemi nazionali, cui sarà allocato il 25% delle risorse degli aiuti diretti, pari a circa 4,4 miliardi di euro. 

Questi nuovi strumenti dovranno sostenere le aziende nell’adozione di pratiche agro-ecologiche per la sostenibilità climatico-ambientale. 

Nel dettaglio i 5 ecoschemi proposti riguardano i seguenti ambiti:

  • Ecoschema 1 – Pagamento per il benessere animale e la riduzione degli antibiotici, con 2 livelli di impegno: rispetto di soglie di impiego del farmaco veterinario (antibiotici) e rispetto degli obblighi per il benessere animale, con pascolamento o allevamento semibrado.
  • Ecoschema 2 – Inerbimento delle colture arboree: colture permanenti (legnose agrarie) e altre specie arboree permanenti a rotazione rapida, gestione del suolo con inerbimento, spontaneo o artificiale, non lavorazione interfila, limitazione uso fitosanitari.
  • Ecoschema 3 – Salvaguardia olivi di particolare valore paesaggistico. 
  • Ecoschema 4 – Sistemi foraggeri estensivi, ammissibili tutti i seminativi in avvicendamento, rispetto impegni di coltivazione di leguminose da granella o foraggio o di altre colture foraggere o da rinnovo e di non uso di prodotti fitosanitari e di diserbanti chimici.
  • Ecoschema 5 – Misure specifiche per gli impollinatori, impegni relativi alla coltivazione di colture a perdere di interesse mellifero nei seminativi o la coltivazione di colture a perdere di interesse mellifero nell’interfila delle colture permanenti, senza uso di diserbanti e altri fitosanitari nel campo e nelle bordure.

Gli eco-schemi opereranno in sinergia con gli interventi dello sviluppo rurale e, in particolare con: 

  • i 26 interventi agro-climatico-ambientali contenuti nel secondo pilastro (con una dotazione di circa 1,5 miliardi di euro), 
  • gli interventi a favore della forestazione sostenibile (500 milioni di euro), 
  • le misure di sostegno degli investimenti produttivi, non produttivi e infrastrutturali a finalità ambientale (650 milioni di euro).

A queste misure si aggiungono le azioni ambientali previste nell’ambito degli interventi settoriali delle Organizzazioni comuni di mercato e gli investimenti ambientali del PNRR. 

Da sottolineare l’operazione che abbiamo fatto sul biologico. Come è noto il biologico ha un problema di mantenimento e di nuovi investimenti, dunque di trasformazione di colture tradizionali in colture bio. 

Per far questo oltre alla dotazione di circa 1,5 mld euro sui PSR, abbiamo inteso spostare ad ogni annualità 90 mln euro dal primo al secondo pilastro.  Con il cofinanziamento 23-27 ci sta un miliardo aggiuntivo per il biologico.

Tutto questo ci porta a dire che l’obiettivo del 25% di sau a biologico lo potremo raggiungere prima del 2030, già nel 2027. Il tema sarà però quello di accompagnare nel mercato le colture e i prodotti bio.

Per questo attraverso il piano d’azione nazionale e alla nuova legge sul bio che il Parlamento ha approvato recentemente crediamo di poter raggiungere non soltanto gli obiettivi di investimento e di sau, ma anche di penetrazione nei mercati

Particolarmente importante per il tema del benessere animale è il primo ecoschema. Sul tema del benessere animale stiamo facendo uno sforzo perché il decreto sul sistema di qualità benessere animale vada veramente a toccare il tema del benessere animale e non sia invece soltanto un pezzo di carta su cui si scrive.

Nell’ecoschema 1 saranno destinate risorse pari a 1,8 mld euro e ambito dello sviluppo rurale sono, inoltre, previsti 330 milioni di euro per l’adozione di buone pratiche zootecniche per il benessere animale e 70 milioni di euro per impegni volti a migliorare la gestione degli effluenti zootecnici.

Particolarmente importante il tema del benessere animale. Anche i temi del miglioramento delle condizioni di benessere animale, il contrasto del fenomeno dell’antimicrobico resistenza e la riduzione delle emissioni sono centrali all’interno del PSP. 

Particolarmente importante, per questi aspetti, sarà l’ecoschema 1, già citato, al quale saranno destinate risorse pari a 1,8 miliardi di euro.

Nell’ambito dello sviluppo rurale sono, inoltre, previsti 330 milioni di euro per l’adozione di buone pratiche zootecniche per il benessere animale e 70 milioni di euro per impegni volti a migliorare la gestione degli effluenti zootecnici. 

Mi sono battuto personalmente per assicurare al capitolo gestione del rischio una dotazione di quasi 3 miliardi di euro, offrendo agli agricoltori nuovi e più efficaci strumenti per far fronte alle crescenti avversità di carattere catastrofale. 

Al già collaudato strumento delle assicurazioni agevolate, abbiamo affiancato il nuovo fondo di mutualizzazione nazionale, cui concorrono anche gli agricoltori con una quota del 3% dei pagamenti diretti. 

L’Italia è stata promotrice della proposta dell’aumento della possibilità di prelievo fino al 3% dal primo pilastro per la gestione del rischio con un fondo di mutualizzazione. In legge di bilancio abbiamo rafforzato anche economicamente questa previsione.

È stato chiesto ad Ismea di gestire la costituzione di una società che avrà lo scopo di ente gestore della misura. Stiamo facendo la sperimentazione sempre attraverso Ismea, per la valutazione di come vanno valutati i danni da calamità naturali.

Stiamo implementando strumenti che ci consentiranno di agire molto rapidamente perché è evidente che il tempo entro il quale vengono risarciti gli agricoltori non è una variabile indifferente.

La nostra volontà è di gestire quel fondo di mutualizzazione con la parte bassa degli indennizzi dei danni catastrofali, in modo da garantire poi con le assicurazioni la parte sopra il 40% dell’indennizzo. Il tema vero è portare però tutti gli agricoltori ad essere assicurati.

Complessivamente, a partire dal 2023, avremo così un pacchetto di interventi per la gestione del rischio del valore complessivo di quasi 700 milioni di euro all’anno. 

Le osservazioni della Commissione europea

Passiamo ora alle osservazioni della Commissione europea. A livello procedurale, occorre precisare che il Piano deve essere approvato entro il 31 dicembre 2022. 

È comunque mia intenzione trasmettere alla Commissione europea una versione aggiornata del Piano entro il 31 luglio 2022.

Ci aspettavamo da parte della Commissione un atteggiamento diverso rispetto quello che abbiamo visto. La citazione dell’attuale crisi del settore primario avviene con una paginetta che la commissione ha allegato quasi post osservazioni e che non tiene assolutamente conto della contingenza.

Per rispettare questo timing, la prima cosa da fare è chiudere l’accordo sul riparto dei fondi FEASR. 

Un nodo che spero di poter sciogliere quanto prima, per poi essere in grado di completare il percorso di finalizzazione della Strategia, sempre con un metodo di lavoro impostato alla massima condivisione.  

Sul riparto Feasr si è passato dai criteri storici ai criteri misti. Abbiamo allocato 100 mln euro per andare a coprire le minori risorse di quelle regioni che coi nuovi criteri avevano una diminuzione dei fondi.

La proposta che abbiamo inviato a febbraio alla Conferenza Stato Regioni prevede poi il superamento integrale dei criteri storici ma con meccanismi di equilibrio del riparto, in modo da garantire che la spesa pubblica complessiva che ogni singola regione avrà a disposizione per la programmazione 23-27 sia superiore a quella che avrebbe avuto a parità di condizioni e criteri storici.

Mi rendo conto che si tratta di un punto sensibile ma sto lavorando insieme agli Assessori regionali per trovare quel filo comune che ci consenta di bilanciare tutti gli interessi in gioco.

Molte delle osservazioni, che la Commissione ha trasmesso all’Italia il 31 marzo scorso, sono, infatti, relative a carenze di informazioni connesse all’impossibilità di quantificare i vari indicatori (indicatori di output per tutte le schede di intervento e i 38 indicatori di risultato).

Per portare a termine questo lavoro servono delle stime da parte delle Regioni, a loro volta dipendenti dalla quantificazione delle risorse a disposizione. Stiamo lavorando e credo che entro questo mese avremo il riparto definito e possiamo quindi rispondere dettagliatamente alla Commissione.

Per quel che concerne la visione strategica di lungo periodo, condividiamo l’esigenza di rafforzare la resilienza del settore agricolo dell’UE, ridurne la dipendenza dai fertilizzanti chimici, aumentare la produzione di energia da fonti rinnovabili, senza compromettere la produzione alimentare, e trasformare la capacità produttiva in linea con metodi di produzione più sostenibili.

Tuttavia, in questo contesto, non possiamo trascurare che gli effetti della crisi sul comparto richiedono anche interventi di effetto immediato, per i quali ci saremmo aspettati indicazioni più puntuali e maggiori margini di flessibilità nell’ambito del Piano Strategico della PAC.

Altro elemento che che Commissione valuta in modo parzialmente critico il tema della convergenza interna. La Commissione ha fissato l’obiettivo dell’85% al 2026 della convergenza interna che noi rispettiamo nella nostra previsione di Piano.

Devo sottolineare che nel momento in cui la Commissione stabilisce per regolamento qual è l’obiettivo minimo, dà implicitamente agli Stati membri la possibilità di adeguarsi a quell’obiettivo e non per forza ad aumentarlo a seconda delle decisioni che lo Stato membro prende.

Essere criticati perché’ si raggiunge l’obiettivo lo trovo piuttosto surreale. Lo sforzo che stiamo facendo e’ molto importante, molti settori produttivi non potrebbero reggere il peso di una convergenza più spinta.

La scelta nazionale di adottare “l’Italia come regione unica” rappresenta, infatti, un elemento di forte perequazione e riequilibrio tra aree del Paese e tra settori. Ovviamente, questa scelta, alternativa alla regionalizzazione, determina uno spostamento sensibile di risorse rispetto alla situazione attuale. 

Se avessimo adottato una convergenza per regioni omogenee, come hanno fatto altri Paesi, avremmo probabilmente ricevuto l’apprezzamento della Commissione, senza però raggiungere l’obiettivo del riequilibrio tra le diverse aree del Paese. 

Per quanto riguarda i pagamenti ridistributivi, la nostra scelta è stata quella di un modello ibrido: il 10% prelevato viene distribuito a tutte le aziende per i primi 14 ettari; su tutte quelle che hanno meno di 50 ettari, su questo, stiamo facendo una valutazione di impatto rispetto alla previsione ma dal punto di vista regionale non cambia molto perché l’impatto a livello regionale rimane invariato. 

Pur consapevoli della necessità di affinare alcuni aspetti tecnici relativi agli eco-schemi, siamo convinti che tali interventi abbiamo saputo cogliere le principali priorità affrontabili con questo strumento. 

Ulteriori sfide ambientali saranno, invece, affrontate attraverso gli ACA (interventi Agro-Climatico-Ambientali), anche questi da affinare nei prossimi mesi, soprattutto a seguito del riparto dei fondi FEASR. 

Voglio sottolineare che anche tutti gli strumenti messi in campo concorrono all’obiettivo della transizione ecologica, ritenendola un’opportunità e una leva di competitività.

Anche le scelte sugli aiuti accoppiati sono finalizzate a contrastare le difficoltà di settori importanti per l’agroalimentare nazionale. Non a caso, gran parte dei settori produttivi beneficiari dei pagamenti accoppiati sono quelli risultati maggiormente vulnerabili a seguito della crisi bellica.

La Commissione invita, inoltre, l’Italia a spiegare, nella logica di intervento, in che modo le Organizzazioni di Produttori (OP) e le cooperative saranno rafforzate e sviluppate nelle regioni e nei settori in cui la concentrazione dell’offerta è ancora limitata, con l’obiettivo di migliorare la posizione degli agricoltori nella filiera alimentare. 

Siamo consapevoli della necessità di favorire forme di integrazione e di concentrazione dell’offerta attraverso interventi nei comparti non contemplati dagli interventi settoriali.  

In merito agli interventi settoriali dei programmi operativi gestiti dalle OP, desta preoccupazione – per la complessità e per la perdita di sussidiarietà delle stesse OP – la richiesta della Commissione di descrivere in dettaglio ciascun tipo di intervento. 

Nella predisposizione del Piano è stato richiamato l’articolo 48 del Regolamento (UE) n. 2021/2115, introdotto durante il negoziato, che per i tipi di intervento nel settore dei prodotti ortofrutticoli, luppolo, olio di oliva e altri settori, permette di operare la pianificazione, la rendicontazione e la verifica dell’efficacia dell’attuazione a livello di programmi operativi. 

Da questo punto di vista, riteniamo la richiesta della Commissione non in linea con l’esigenza di non appesantire, dal punto di vista gestionale ed amministrativo, l’operatività del PSP.

La Commissione, inoltre, richiama la necessità di una strategia per contrastare lo sfruttamento della manodopera agricola. 

L’Italia condivide pienamente tale approccio e nel Piano è stato dato conto di tale scelta, dato che la condizionalità sociale sarà – come già detto – applicata a partire dal 1 gennaio 2023.  Questo aspetto sarà precisato ulteriormente nella versione definitiva del PSP, in modo tale da chiarire ogni eventuale dubbio in proposito. 

Diverse osservazioni della Commissione richiamano l’attenzione dell’Italia sulla gestione delle risorse idriche, sull’efficienza energetica e sulla produzione di energia da fonti rinnovabili, sull’importanza dell’agricoltura di precisione e la riduzione dell’uso di input, la transizione alla fertilizzazione organica, la banda larga. 

A questo proposito, ribadisco come la programmazione del Piano strategico sia stata realizzata in modo integrato con il PNRR – sulle cui misure di competenza del mio ministero ho avuto modo di aggiornarvi anche recentemente – nel cui contesto sono stati previsti interventi complementari e sinergici a quelli della PAC.  

Intendiamo dunque illustrare ai servizi della Commissione come alcuni interventi, sicuramente necessari al mondo agricolo, siano stati realizzati attraverso altri strumenti non inclusi nel PSP.

Prendiamo invece atto, con soddisfazione, che la Commissione ha apprezzato gli sforzi compiuti dall’Italia per l’armonizzazione degli interventi di sviluppo rurale, anche se il richiamo all’esigenza di prevedere ulteriori elementi regionali e di targeting ci preoccupa. 

Non riteniamo tale richiesta compatibile con l’esigenza di garantire il giusto livello di sussidiarietà nei rapporti con le Regioni, che in Italia – non devo ricordarlo a voi –  hanno competenza primaria nel settore agricolo.

Da questo punto di vista, sottolineo che, seppur sotto il cappello comune del Piano Strategico della PAC, le Regioni manterranno il ruolo di Autorità di gestione e avranno la responsabilità di allocare le risorse negli ambiti di maggiore fabbisogno regionale e selezionare i progetti più meritevoli di finanziamento.

Con riferimento alle osservazioni sui ring-fencing (percentuali minime di allocazione delle risorse su alcuni interventi specifici), l’Italia conferma la volontà di rispettare le soglie fissate dal regolamento e di verificare con la Commissione il corretto utilizzo del rebate. 

Conclusioni

Concludo il mio intervento, segnalando che gli uffici del Ministero hanno completato l’analisi delle osservazioni trasmesse dalla Commissione UE, mentre sono tuttora in corso di approfondimento i contributi inviati dai diversi attori presenti al Tavolo di Partenariato. 

La prima sfida che ci attende, lo ripeto nuovamente, è la definizione del riparto FEASR. 

Le prossime settimane saranno decisive e sono certo che le risposte che daremo alla Commissione saranno convincenti. 

Non dico che il Piano non debba essere minimamente toccato. Alcune osservazione sono spunti importanti di riflessione. Ricordo però che l’equilibrio difficilissimo raggiunto nel tavolo di Partenariato deve tenere conto da tante esigenze, molto spesso in contrapposizione le une con le altre, produttori, ambientalisti, esigenze delle Regioni.

Credo che questo equilibrio difficile sia stato raggiunto e ricordando che l’agricoltura deve certamente adoperarsi per avere minor impatto ambientale ma questo percorso è stato fatto in modo profondo dai nostri produttori e che l’obiettivo principale della nostra produzione agricola italiana è quello di produrre cibo e questo non possiamo dimenticarcelo. 

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