Questa settimana i Paesi dell’Unione europea cercheranno nuovamente di approvare un accordo sui nuovi obiettivi per le energie rinnovabili, bloccati dalle preoccupazioni della Francia e di altri Stati che ritengono che la legge metta da parte l’energia nucleare.
Il mese scorso, un gruppo di Paesi guidati dalla Francia si è opposto all’ultimo minuto alla proposta dell’UE sugli obiettivi più ambiziosi per le energie rinnovabili, bloccando di fatto il principale pilastro dei piani dell’Unione per affrontare il cambiamento climatico.
I diplomatici dei Paesi dell’UE cercheranno di approvare la legge mercoledì (14 giugno), secondo l’ordine del giorno della riunione del Comitato dei rappresentanti permanenti (COREPER) pubblicato lo scorso 8 giugno.
Parigi ha chiesto di modificare la legge inserendo anche l’apporto dell’energia nucleare nei nuovi obiettivi europei sulle rinnovabili, osservando che l’accordo finale mette in svantaggio i Paesi come la Francia che hanno grandi quote di energia nucleare. L’energia nucleare è a basse emissioni di carbonio, ma non è rinnovabile.
La legge dell’UE è stata concepita per favorire una rapida espansione delle fonti di energia rinnovabili, come l’eolico e il solare. L’accordo negoziato quest’anno ha offerto alcuni compromessi, tra cui obiettivi più bassi di combustibili rinnovabili per l’industria nei Paesi che hanno già utilizzato l’energia nucleare per ridurre l’uso di fonti fossili.
Parigi aveva inoltre denunciato che le regole escludevano l’idrogeno a basso contenuto di CO2 prodotto con elettricità derivante dal nucleare, ambito su cui la Francia sta puntando molto.
Nel tentativo di raggiungere un accordo, l’UE ha preso in considerazione una serie di opzioni come la presentazione di una dichiarazione che riconosca la sfida che devono affrontare alcuni Paesi in merito a tali obiettivi. Ciò eviterebbe di riaprire l’accordo sulla legge concordato dai Paesi dell’UE e dai legislatori all’inizio di quest’anno, uno scenario che la Commissione europea e altri Stati vogliono evitare.
Lo scorso 7 giugno, il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire ha dichiarato che la Francia non rinuncerà ai vantaggi competitivi legati all’energia nucleare, sottolineando che i Paesi dell’UE hanno il diritto di scegliere il proprio mix energetico.
Anche altri membri dell’UE favorevoli al nucleare, tra cui Bulgaria, Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca, hanno segnalato che non sosterranno la legge sulle rinnovabili, adducendo preoccupazioni, tra cui, per alcuni, il fatto che gli obiettivi sono semplicemente troppo ambiziosi.
Insieme, i cinque Paesi avrebbero abbastanza voti per bloccare la legge.
È insolito che i Paesi rifiutino accordi pre-concordati sulle leggi dell’UE, che seguono mesi di negoziati.
Nel frattempo, alcuni Stati, tra cui Germania e Lussemburgo – entrambi contrari al nucleare – oltre a Danimarca e Irlanda, hanno esortato l’UE a risolvere rapidamente la controversia, avvertendo che il ritardo mette a rischio gli investimenti nelle energie rinnovabili.
Emissioni in calo del 2,8% nel 2022 grazie a ridotto utilizzo del gas naturale
Intanto, secondo l’ultimo rapporto di Eurostat, le emissioni di anidride carbonica derivanti dal consumo di energia nell’UE sono diminuite del 2,8% lo scorso anno, grazie al ridotto utilizzo di gas naturale a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina.
L’agenzia statistica dell’Unione europea ha affermato in un rapporto che le emissioni di CO2 delle 27 nazioni dell’UE si sono attestate intorno alle 2,4 miliardi di tonnellate l’anno scorso.
Le emissioni di anidride carbonica derivanti dal consumo di energia sono una delle principali cause del riscaldamento globale e rappresentano circa il 75% di tutte le emissioni di gas a effetto serra di origine antropica nell’UE.
Mentre l’uso di gas naturale è diminuito, di circa il 13%, le emissioni di carbone e petrolio sono leggermente aumentate “riflettendo, tra l’altro, i tentativi messi in campo dai Paesi dell’UE per raggiungere l’obiettivo di riduzione volontaria della domanda di gas introdotto nell’agosto 2022”, per ridurre la dipendenza dal gas russo dopo l’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca.
Secondo Eurostat, il calo delle emissioni legate alla produzione di energia varia notevolmente da Paese a Paese.
I Paesi Bassi, il Lussemburgo e il Belgio hanno registrato i cali maggiori, con i primi in testa con una riduzione del 12,8%.
All’estremo opposto della scala, la Bulgaria ha registrato il maggior aumento delle emissioni di CO2 del 12%, seguita dal Portogallo (+9,9%) e da Malta (+4,1%).