Sofia produce fragole buone, belle e innovative, ma soprattutto di alta sostenibilità, in una serra hi-tech di 8.000 metri quadri dove applica metodi di lotta integrata per proteggere le sue piante dai parassiti e garantire un minor impatto sull’ambiente e sulla salute.
La sua è una passione iniziata da bambina, nell’azienda agricola di famiglia a Crespino, nel Polesine, che l’ha guidata nelle sue scelte: una laurea in scienze e tecnologie agrarie, la decisione di creare un marchio tutto suo, „Le fragole di Sofia”, e infine la scommessa di dedicarcisi a tempo pieno, ma in modo innovativo e originale.
La giovane imprenditrice di Rovigo, 28 anni, é un esempio di quella nuova generazione di agricoltori che credono che l’unione tra la tradizione e l’innovazione sia vincente per il rispetto dell’ambiente, del prodotto e della società.
Una filosofia che si è concretizzata nella realizzazione di una serra per fragole che risparmia acqua e suolo, tra le pochissime nel suo genere in Italia.
Secondo Confagricoltura, a livello europeo, l’Italia è tra gli stati membri più virtuosi nell’applicare i metodi della lotta integrata.
Per quanto riguarda il sistema di qualità integrata (SQNPI), per la campagna 2023 hanno aderito al sistema oltre 38 mila aziende tra domande singole e associate, con un trend in continua crescita.
La lotta integrata è una tecnica di difesa delle colture che punta alla riduzione dell’utilizzo dei fitofarmaci, sostituendoli con accorgimenti più sostenibili, come l’inserimento di predatori naturali o insetti utili, o l’impiego di prodotti biologici e solo all’occorrenza di prodotti chimici, qualora sia indispensabile per il mantenimento della sanità della produzione.
L’idea, racconta Sofia Michieli, „nasce un po’ per scommessa”, per creare una coltivazione all’avanguardia: innovativa e sostenibile, che si differenziasse dai settori già esistenti in azienda, delle coltivazioni estensive (grano, mais, soia) e allevamento avicolo (pollo vegetale allevato a terra).
La serra permette di controllare apporti e sgrondi dell’acqua di irrigazione, di gestire la nutrizione con precisione e, in parte, la temperatura e l’umidità al fine di favorire l’ambiente di coltivazione.
In questo modo si riduce lo spreco di suolo, grazie al sistema di canaline di coltivazione mobili denominato „up and down” che consente di aumentare la densità di piante coltivate per unità di superficie e permette, poi, di ridurre l’utilizzo dei prodotti fitosanitari, mediante l’utilizzo di agenti biologici e antagonisti naturali alternativi alla chimica.
E se anche i costi di impianto e di gestione sono maggiori, la serra permette di allungare il periodo di raccolta, fino a cinque mesi all’anno, suddiviso in due epoche: primavera/estate (da fine Aprile a fine Giugno) e autunno/inverno (da fine Settembre a fine Novembre).
C’è anche la sostenibilità sociale e ambientale, spiega ancora l’imprenditrice: „dal punto di vista sociale la qualità del lavoro è migliore poiché il personale lavora in piedi, dal punto di vista ecologico l’ambiente serra permette di produrre una fragola a bassa water food print con una minor occupazione di suolo e un impiego decisamente inferiore della chimica, grazie alla lotta integrata”.
Per i prossimi anni l’obiettivo e’ quello di „aumentare l’efficienza del sistema ossia migliorare la produzione qualitativamente e quantitativamente, riducendo gli input produttivi, grazie a un controllo più puntuale dei parametri ambientali”.
Non manca neanche il sogno nel cassetto: „realizzare un piccolo polo di innovazione in agricoltura nel settore delle produzioni agroalimentari di frutta e verdura”.