venerdì, 8 Dicembre, 2023
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I piani nazionali della PAC privilegiano il sostegno economico rispetto all’ambiente

Secondo uno studio del Parlamento europeo, la maggior parte dei piani strategici nazionali degli Stati membri dell’UE per la riforma della Politica Agricola Comune (PAC) privilegia il sostegno economico alle aziende agricole a scapito di più ambiziose misure ambientali.

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Con l’ultima riforma della Politica Agricola Comune (PAC) dell’UE, le procedure par l’accesso e la validazione dei fondi agricoli sono stati riorganizzati per dare maggiore responsabilità agli Stati membri, che hanno dovuto presentare un piano strategico che descrivesse come spendere i fondi e raggiungere gli obiettivi chiave della PAC.

A sei mesi dall’entrata in vigore della riforma, un nuovo studio commissionato dalla commissione agricoltura del Parlamento europeo fornisce una prima valutazione del cosiddetto nuovo modello di erogazione e dell’efficacia dei 27 piani nazionali (28 in realtà, perché il Belgio ha presentato 2 piani, 1 per la Fiandre e 1 per la Vallonia) .

Sebbene l’elenco degli obiettivi della PAC comprenda una serie di finalità come la lotta al cambiamento climatico e ambientale, il rinnovamento generazionale, la salute e la vitalità delle zone rurali, lo studio ha rilevato che in tutti i Paesi dell’UE i piani nazionali hanno dato priorità all’obiettivo di garantire il reddito degli agricoltori.

La „focalizzazione dei piani sulle esigenze economiche delle aziende agricole” si traduce „in obiettivi ambientali e di sviluppo rurale meno ambiziosi”, conclude lo studio.

Ambizioni ambientali „non coerenti”

„Quello che possiamo dire è che la rilevanza dei singoli piani è piuttosto elevata in termini di esigenze economiche e anche di sicurezza alimentare”, ha dichiarato Arndt Müch, uno degli autori dello studio durante la presentazione alla commissione agricoltura alla fine di giugno.

Nel frattempo, la loro rilevanza per gli obiettivi ambientali e di sviluppo rurale è solo „moderata”, ha detto, aggiungendo che gli obiettivi ambientali e climatici indicati dai diversi Paesi dell’UE non sono „coerentemente ambiziosi”.

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Allo stesso tempo, Münch ha ammesso che l’impatto finale dei piani è difficile da valutare in questa fase iniziale, soprattutto perché dipende dall’adozione di strumenti come gli eco-sistemi recentemente introdotti.

Questi schemi sono un elenco di misure climatiche e ambientali facoltative che ogni Paese redige e per le quali gli agricoltori possono essere remunerati con i fondi della PAC.

Ma la loro natura volontaria e la flessibilità concessa agli Stati membri fanno sì che il loro impatto positivo dipenda dal fatto che gli incentivi finanziari legati alle misure ambiziose siano sufficienti a renderle attraenti per gli agricoltori in quantità tale da creare una sorta di massa critica al di sotto della quale l’impatto sul sistema agricolo nazionale è irrilevante.

Su questa questione, le prime valutazioni di diversi Stati membri hanno mostrato risultati molto diversi. Mentre in Slovacchia gli eco-sistemi hanno incoraggiato gli agricoltori a creare una quantità senza precedenti di aree non produttive, in Germania l’adozione dei programmi da parte degli agricoltori è stata molto inferiore alle aspettative.

Impegni non vincolanti per il Green Deal

Lo studio rileva inoltre che, sebbene molti dei piani riguardino il modo in cui ciascun Paese contribuirà agli obiettivi complessivi del Green Deal dell’UE, tali contributi sono “in gran parte non quantificati e non specificati” e gli impegni rimangono non vincolanti.

A seguito dell’opposizione dei ministri nazionali durante i colloqui per la definizione della riforma, gli obiettivi del Green Deal non sono stati inclusi nella PAC in modo giuridicamente vincolante. Gli Stati membri sono incoraggiati a spiegare nei loro piani strategici come raggiungeranno questi obiettivi, ma non sono obbligati a farlo.

Intervenendo alla presentazione dello studio, Mihail Dumitru, vice direttore generale per l’agricoltura e lo sviluppo rurale della Commissione europea, ha espresso la propria delusione per il fatto che l’esecutivo dell’UE non sia riuscito a convincere gli Stati membri a integrare maggiormente gli obiettivi di Green Deal nei loro piani nazionali per la PAC.

„La questione del contributo ai target e agli obiettivi del Green Deal è stata certamente molto delicata nel processo di pianificazione”, ha dichiarato.

„Nel corso del processo abbiamo cercato di ottenere di più dagli Stati membri e di provare a quantificare [gli obiettivi], ma non abbiamo avuto molto successo”.

Nuovo modello di erogazione dei sussidi

Lo studio fornisce anche raccomandazioni sul funzionamento del nuovo modello di erogazione più in generale, ovvero l’approccio che prevede che gli Stati membri definiscano i dettagli della spesa della PAC tenendo traccia degli obiettivi generali a livello UE attraverso il nuovo quadro di monitoraggio e valutazione delle prestazioni (PMEF).

Secondo i ricercatori, il fatto che sia ora possibile una „valutazione della PAC nel suo complesso” è un passo nella giusta direzione, ma si notano ancora delle lacune.

In particolare, il sistema di indicatori utilizzato per tenere traccia degli obiettivi „appare incompleto per valutare gli obiettivi specifici, in particolare gli interventi sul clima e sull’ambiente”, conclude lo studio.

Fonte dell'articoloeuractiv.it
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