venerdì, 8 Dicembre, 2023
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Grano ucraino: bastone e carota della Commissione europea per l’Est-Europa

La Commissione europea ha annunciato che sta valutando un ulteriore pacchetto di sostegno per gli agricoltori dell’UE colpiti dall’afflusso di prodotti agricoli ucraini, dopo la decisione di Polonia, Ungheria e Slovacchia di vietare l’importazione di prodotti agricoli dall’Ucraina.

“Stiamo lavorando a un secondo pacchetto di misure per continuare a sostenere i Paesi colpiti dalle importazioni dall’Ucraina”, ha dichiarato un portavoce della Commissione durante il midday press briefing di lunedì (17 aprile).

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Un primo pacchetto di 56 milioni di euro per aiutare Polonia, Bulgaria e Romania è stato concordato dagli Stati membri alla fine di marzo e finanziato attraverso una dotazione finanziaria di 450 milioni di euro all’anno inclusa nel fondo di riserva agricolo del programma di sovvenzioni agricole dell’Ue.

Tuttavia, il pacchetto non è stato sufficiente per placare gli agricoltori polacchi, che sono scesi in piazza in massa, provocando le dimissioni dell’ormai ex ministro dell’Agricoltura Henryk Kowalczyk.

Poiché un secondo pacchetto è „ancora in discussione”, la Commissione ha rifiutato di aggiungere ulteriori dettagli sull’importo, i tempi e i criteri di assegnazione.

Tuttavia, Bruxelles ha sottolineato che il primo pacchetto è stato „attivato molto rapidamente”.

“È stata un’adozione piuttosto rapida, ci aspettiamo lo stesso per la seconda misura di sostegno”, ha detto il portavoce, aggiungendo che la Commissione sta „prendendo in considerazione l’impatto di questo aumento delle importazioni sui Paesi in prima linea”.

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L’annuncio arriva a seguito della notizia che Ungheria e Polonia, che confinano con l’Ucraina, hanno preso la decisione unilaterale di vietare l’importazione di prodotti agricoli come grano e pollame, con la Bulgaria che potrebbe presto seguirle. Nel frattempo, il The Guardian ha riferito che la Slovacchia ha avviato le pratiche per imporre il divieto.

Le tensioni sono sorte in seguito a un notevole afflusso di prodotti agricoli ucraini nei Paesi vicini dell’UE, grazie alla combinazione dell’iniziativa delle corsie di solidarietà dell’UE per aiutare l’Ucraina a esportare prodotti agricoli attraverso tutte le vie possibili e di un regime temporaneo di liberalizzazione del commercio che ha sospeso le tariffe e le quote sulle importazioni agroalimentari dall’Ucraina.

Ciò ha provocato sgomento tra i Paesi UE confinanti, che hanno iniziato a lanciare l’allarme di essere esclusi dal mercato dei cereali nel settembre 2022.

La Reuters ha riferito che Kiev spera ora di riaprire il transito di alimenti e cereali attraverso la Polonia come „primo passo” per porre fine ai divieti di importazione durante i colloqui iniziati lunedì a Varsavia.

Base legale „poco chiara” per la Commissione ma non per gli esperti

Sebbene il commercio sia di esclusiva competenza dell’UE, il portavoce ha dichiarato che non è ancora chiaro se le decisioni di Varsavia e Budapest violino il diritto comunitario.

“Siamo già in contatto con le autorità competenti per capire bene la portata delle misure e la base giuridica, perché non abbiamo piena chiarezza”, ha detto il portavoce, aggiungendo che è “troppo presto per anticipare le possibili opzioni”.

Al momento, invece, la priorità è la de-escalation

“Non è nostro obiettivo mettere in difficoltà le popolazioni dell’UE mentre sosteniamo l’Ucraina, quindi non si tratta di sanzioni”, ha dichiarato il portavoce della Commissione Eric Mamer, aggiungendo che si tratta invece di „trovare soluzioni”.

Tuttavia, per esperti legali come Alberto Alemanno, professore di diritto dell’UE presso l’Hec di Parigi, questa reticenza a puntare il dito significa che la Commissione si sta sottraendo alle proprie responsabilità.

“È un’ulteriore dimostrazione della mancanza di volontà della Commissione di adempiere ai suoi doveri di garante dei trattati”, ha dichiarato a Euractiv.

“Non si tratta di introdurre immediatamente le infrazioni, ma di segnalare pubblicamente che lo Stato è inadempiente e di avviare così un procedimento amministrativo che possa poi dare luogo a un ricorso in caso di persistente inadempienza”, ha aggiunto.

L’opzione a disposizione della Commissione comprende una lettera di messa in mora ai sensi dell’articolo 258 del Trattato sul funzionamento dell’UE (TFUE).

“Mi sembra l’unica opzione possibile”, ha detto Alemanno.

Nel frattempo, David Kleimann, esperto di commercio dell’UE presso il think tank economico Bruegel con sede a Bruxelles, ha definito questa una „conversazione ben preparata” tra la Commissione e gli Stati membri, volta a fare pressione sull’esecutivo dell’UE nel tentativo di modificare i termini dell’accordo commerciale.

Per questo motivo, ha stimato che le restrizioni dureranno probabilmente solo pochi giorni, quanto basta per facilitare un „robusto scambio” tra le due parti.

Inoltre, Kleimann ha dichiarato a Euractiv che, sebbene sia piuttosto improbabile che la Corte di giustizia dell’UE trovi una giustificazione per il divieto imposto da Ungheria e Polonia, è „improbabile che la Commissione abbia interesse a un’escalation legale”.

È invece più probabile che si concentri su soluzioni pratiche che puntino alla risoluzione e alla collaborazione, piuttosto che sulle sanzioni, ha aggiunto.

Fonte dell'articoloeuractiv.it
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