La Politica agricola comune – entrata in vigore a gennaio 2023 – ha introdotto diversi obblighi agli agricoltori di tutta Europa per l’accesso al pagamento di base, ma la crisi innescata dall’invasione russa dell’Ucraina ha spinto l’UE ad accettare alcune deroghe.
È stata difatti tardata per tutto il 2023 l’entrata in vigore dell’obbligo di lasciare il 4% delle aree seminative non produttivo, dei requisiti di formazione e competenze per accedere al pagamento nonché delle norme sul benessere animale. Soprattutto, è stato rinviato il discusso obbligo della rotazione colturale sui seminativi.
Le deroghe tuttavia, non sono state confermate per l’anno a venire. Gli adempimenti ai nuovi obblighi hanno creato malumori in Pianura Padana – polo zootecnico del Paese per la produzione suinicola e per l’alimentazione dei bovini da latte – dove è molto diffusa la monosuccessione del mais.
Se in alcune zone del Paese il nuovo obbligo rappresenta una doccia fredda, altrove fotografa una prassi già consolidata.
Una posizione che trova d’accordo molti imprenditori agricoli della Pianura Padana. La contestazione si concentra invece sui tempi della nuova norma.
A una stretta sui tempi si aggiunge, poi, la variabile clima:
Allevamenti dediti alla suinicoltura che necessitano grandi quantità di mais di granella, ad esempio, dovranno sostituirlo con altre colture per permettere la rotazione. Al momento non è stata ancora trovata un’alternativa che faccia al caso.