venerdì, 19 Aprile, 2024
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L’irrigazione 4.0 in serra si realizza interpretando i dati

La tecnologia migliora la competitività, aiuta a contenere i costi e ad affrontare eventi avversi come i cambiamenti climatici.

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È partendo da questo presupposto che Edagricole, nell’ambito di Fieragricola Tech, la fiera di Verona dedicata alle tecnologie per l’agricoltura, ha organizzato diversi incontri sulla gestione intelligente dell’irrigazione. Uno di questi ha riguardato l’irrigazione in serra.

Durante il workshop si è parlato degli impianti automatizzati, dell’uso dei Dss e delle soluzioni disponibili sul mercato, molte delle quali consentono la gestione automatizzata delle colture.

Sono intervenuti, moderati dal giornalista di Edagricole Alessandro Maresca, Luca Incrocci, professore associato di orticoltura e floricoltura all’Università di Pisa e Vitangelo di Pierro, tecnico Ageon e direttore della scuola italiana idroponica e fuorisuolo.

Il problema non è quanto irrigare, ma ogni quanto

Incrocci nel suo intervento ha parlato delle domande a cui l’agricoltore deve saper rispondere per gestire l’irrigazione in modo ottimale:

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  • Quanto devo irrigare? La risposta è nella dose ottimale, che si debba irrigare nel terreno o in vaso o in sacchi. Lo si fa decidendo la quantità di acqua da somministrare, equivalente all’acqua evapotraspirata sommata al recupero delle inefficienze (come ad esempio la differenza di crescita delle piante e le differenze dovute ai singoli gocciolatoi).
  • Ogni quanto devo irrigare? La risposta a questa domanda, secondo Incrocci, è più complicata, perché occorre prevedere o capire quando la pianta ha terminato l’evapotraspirazione dell’acqua irrigata.

Sistemi di misurazione diretti e indiretti

Un primo approccio per stimare l’evapotraspirazione, ha spiegato Incrocci, consiste in metodi diretti. Si chiamano così perché possono misurarla direttamente. È il caso dei sensori che misurano il flusso xilematico – detti sap flow – o perché misurano l’umidità terreno, come i sensori radicali. Alcuni esempi fatti da Incrocci sono la bilancia elettronica, o i misuratori di volume utilizzati per il fuori suolo.

Un altro approccio riguarda l’utilizzo di metodi indiretti, che stimano l’evapotraspirazione misurando i parametri climatici. Un classico sistema è quella del metodo Fao, che però presenta vari problemi, tra i quali il non avere un coefficiente di evapotraspirazione per alcune colture.

Incrocci ha poi parlato di un progetto, IGuessMed, che ha l’obiettivo di creare un Dss (Decision support system), in corso di sviluppo, per gestire l’irrigazione, la lotta biologica e dare consigli sulla fertirrigazione e la gestione clima.

Il sistema si compone di una centralina per misurare i parametri in serra e un sistema web che raccoglierà i dati e li inserirà in modelli per prevedere la crescita della coltura e l’insorgenza di malattie.

Nel fuori suolo conta la conducibilità elettrica

Vitangelo Di Pierro ha ricordato nel suo intervento che, sebbene i sensori siano spesso ricondotti a serre ad alta tecnologia, sono applicabili anche a serre non automatizzate.

Quando si parla di gestione irrigua, ha precisato Di Pierro, si dovrebbe in realtà parlare di controllo della conducibilità elettrica. A questo proposito, ha ricordato l’importanza del drenaggio per mantenere l’equilibrio degli elementi nutritivi nel substrato, anche irrigando in eccesso, per dare uniformità in lastra e tra le lastre.

Tuttavia, ha affermato Di Pierro, gestire la conducibilità elettrica non garantisce una buona nutrizione, in quanto essa è una mera somma indifferenziata di sali.

Per conoscere i componenti della soluzione nutritiva, ha spiegato Di Pierro, è molto importante l’analisi di laboratorio. La risposta alla fatidica domanda “qual è il numero di irrigazioni ottimale?” dipende a sua volta dalla risposta a molte altre domande, che servono a instradare l’agricoltore verso la gestione della conducibilità elettrica.

Di Pierro ha infine elencato vari sensori disponibili sul mercato che misurano umidità, temperatura e conducibilità elettrica.

Ricerca e usabilità

Il problema di questi strumenti, ha spiegato in conclusione Incrocci, è che producono una mole enorme di dati, che spesso l’agricoltore – e a volte il tecnico – non sanno gestire. È per questo che la ricerca deve andare avanti per individuare strumenti appropriati, basati sull’intelligenza artificiale, che diano indicazioni pratiche sulla gestione irrigua.

Di Pierro ha sottolineato, dal canto suo, come i sensori debbano essere user-friendly, ricordando la facilità d’uso dei sensori portatili, mentre quelli fissi richiedono un tempo di configurazione necessario insieme alla ditta costruttrice.

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