In Europa, l’appropriazione di terreni agricoli da parte di altri attori, come investitori e supermercati, desta preoccupazione in quanto fa aumentare i prezzi e riduce l’accesso ai futuri agricoltori, oltre a minacciare la sicurezza alimentare e la sostenibilità dell’UE.
La notizia è balzata agli onori della cronaca in Irlanda la scorsa settimana: un coltivatore di patate della zona di Dublino ha lasciato ai suoi parenti un’eredità di 95 milioni di euro, la maggior parte dei quali provenienti dalla vendita di un appezzamento di terreno per costruirci sopra un centro commerciale.
Il caso non è isolato. L’appropriazione di terreni agricoli per altre attività si può osservare in altre parti d’Europa.
Lo scorso febbraio, Christophe Hansen, commissario europeo per l’Agricoltura, ha affermato che il fatto che soggetti diversi dagli agricoltori – come supermercati, investitori stranieri e fondi di investimento – stiano acquistando terreni agricoli sta esercitando una pressione al rialzo sui prezzi e rendendo difficile l’accesso alla proprietà fondiaria per gli agricoltori, soprattutto quelli più giovani.
Non è una novità. Già nel 2011, la Tabella di marcia per un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse metteva in guardia dall’occupazione di terreni naturali e agricoli da parte di edifici e infrastrutture – un processo noto come impermeabilizzazione o artificializzazione del suolo.
Nel 2022, un’analisi dell’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) ha mostrato che più di 97.700 km2 di terreno nell’UE sono stati convertiti in superfici impermeabili. Dal 2023, il Consiglio europeo dei giovani agricoltori (CEJA) lancia l’allarme sul „rapido ritmo” dell’artificializzazione dei terreni, che secondo il CEJA sta „minando la resilienza e la sostenibilità dei sistemi agricoli”.
La scorsa settimana, il Parlamento e il Consiglio hanno raggiunto un accordo provvisorio su una nuova direttiva per il monitoraggio del suolo, impegnandosi a „non sottrarre terreno netto entro il 2050”. Per il CEJA, tuttavia, si tratta solo di una dichiarazione di principio, senza „alcun percorso concreto” per raggiungere l’obiettivo – un „fallimento”, secondo i giovani agricoltori, „che deve essere affrontato attraverso il prossimo progetto pilota dell’Osservatorio fondiario dell’UE”.
Fare luce sulla proprietà dei terreni
Come annunciato nella sua visione per l’agricoltura, la Commissione europea sta preparando un Osservatorio fondiario dell’UE per monitorare l’accesso alla terra, con particolare attenzione ai prezzi e alla concentrazione fondiaria.
Nel corso di un workshop con i rappresentanti degli agricoltori e degli Stati membri tenutosi a Bruxelles il 10 aprile, la Commissione ha annunciato che è stato stanziato un budget di 1 milione di euro per la fase pilota del progetto.
Il segretario generale dell’Organizzazione europea dei proprietari terrieri (ELO) Jürgen Tack ha dichiarato a Euractiv che l’iniziativa potrebbe rivelarsi utile. Tuttavia, ha anche sottolineato la sfida della raccolta dei dati per gli agricoltori e i proprietari terrieri.
„Dobbiamo garantire agli agricoltori che i dati saranno aggregati e non saranno usati contro di loro”, ha detto.
O la va o la spacca
Per Tack, il problema non è tanto quello di identificare i proprietari dei terreni, quanto quello di evitare che altri terreni vengano „sottratti all’agricoltura” e che la qualità del suolo diminuisca.
A questo proposito, il punto critico che individua è piuttosto il divario tra la proprietà e l’affitto dei terreni agricoli.
„Quando si possiede un terreno, questo diventa il proprio capitale e incoraggia a investire nella sua qualità a lungo termine. Quando invece lo si affitta, diventa una merce e si perde interesse per la sua qualità a lungo termine”.
Secondo Tack, la soluzione è aumentare le dimensioni delle aziende agricole.
„Con la transizione ambientale e le innovazioni necessarie, dobbiamo accettare che le aziende agricole devono diventare più grandi per rendere gli investimenti redditizi”.
Egli invita l’UE a incoraggiare questa tendenza, smettendo di dare priorità all’assegnazione dei fondi della Politica agricola comune (PAC) a „coloro che ne hanno più bisogno”, come dichiarato nella visione della Commissione per l’agricoltura, e incanalandoli invece a „coloro che lo meritano di più”.
„Il denaro dovrebbe essere destinato in via prioritaria a coloro che ottengono risultati in termini di produttività e sostenibilità”, spiega.
Per lui, è la qualità del suolo che dovrebbe guidare l’uso della terra, in modo che „la cosa giusta” vada „al posto giusto”.